Ilaria Palomba
Un romanzo sulle band romane

Il disagio normale

In “Come una canzone", Luca Giachi racconta una generazione insicura, sempre in cerca di un modello di vita che l'allontani dai genitori e a proprio agio solo con il disagio

Come una canzone di Luca Giachi (Hacca, 2016, pp.142, euro 14) è la storia di una ipotesi di band indie rock formata da Mattia, Andrea, Angela e Marco, romani trentacinquenni, alla ricerca di una cantante. Presto s’imbattono in Letizia, affascinante e controversa ventisettenne abruzzese, con una voce stupenda ma poco propensa a lasciarsi andare. Mattia se ne innamora e prova in tutti i modi ad avere una relazione con lei ma la ragazza sembra avere qualche problema con l’affettività. E così il protagonista crocerossino entra nella tana del bianconiglio. Non è detto ne esca integro. Nel mentre, Giachi ci offre il panorama di una Roma invernale, eterna e malinconica; unita a un’ironia sottile e pungente: basti pensare che il gruppo si riunisce per le prove nell’associazione peni infranti e vagine complessate.

È una lettura scorrevole e nonostante questo elegante. L’uso delle parole è essenziale, mai semplicistico.

Mattia fa una gran tenerezza, con il suo modo ingenuo di attirare disagio senza comprenderne il motivo. Letizia, che soffre di un disturbo alimentare, ha atteggiamenti che oscillano dall’ipercontrollo alla paura di essere sottomessa. In qualche modo i disagi psichici, se pur diversi tra loro, partono dallo stesso presupposto: un’immensa insicurezza in se stessi, causata spesso da un’ossessione per le proprie figure genitoriali e il non voler diventare come loro. Questo di base porta a rifuggire i rapporti stabili, là dove si sostanzia la possibilità di riprodurre i meccanismi parentali.

A un certo punto, Mattia ammette di attirare ed essere attratto dal disagio in quanto gli piace soffrire. In realtà a nessuno piace soffrire. Il dolore che accettiamo è solo quello che ne copre e ottunde uno più grande che non vogliamo vedere. Spesso siamo attratti e attraiamo persone che esplicitano qualcosa di sommesso e latente in noi, ma in cui in qualche modo ci riconosciamo. La normalità è una maschera per allocchi. Le persone fuori dagli schemi ci smascherano, ci fanno accedere alle profondità più intime di noi stessi, per questo ci sconvolgono e insieme travolgono. Non possiamo farne a meno e più d’ogni cosa vorremmo fuggire.

Questo romanzo fa riflettere su questioni che sono alla base di tutte le relazioni umane, e ha il grande pregio di smascherare una normalità che non esiste.

«Perché vorresti cominciare una relazione con una persona che ha paura di essere sottomessa da te?»

Colpito e affondato per la seconda volta.

«È quello che mi sto chiedendo da quando ci ho fatto l’amore. Mi sembra di provare ad ascoltare una canzone da un disco graffiato: la puntina del giradischi s’inserisce nel solco del vinile, la canzone parte, arriva a una buona metà, trova il graffio e s’inceppa, ripetendo all’infinito lo stesso verso. E la canzone non si conclude mai. Mi ostino a provare ad arrivare alla fine della canzone perché la parte che sono riuscito a sentire mi piace molto. Il problema è che se un vinile

è graffiato, la canzone non arriverà mai alla fine. E io e lei rimaniamo lì: non miglioriamo, non peggioriamo, ripetiamo sempre lo stesso verso girando su noi stessi, rendendo tutto molto superficiale. Questa “ipotesi di” storia è superficiale perché stiamo sempre lì».

Facebooktwitterlinkedin