Angela Di Maso
Ritratto d'artista

Guidare gli istinti

Serena Sinigaglia: «Teatro di regia è il nome che si dava ad un’altra epoca, finita con Ronconi e Castri. Ma la regia è viva, altrimenti io e molti altri saremmo degli zombie. Il che mi pare alquanto improbabile»

Nome e cognome: Serena Sinigaglia.

Professione: Regista e direttore artistico.

Età: 43.

Quando e come hai capito di volere diventare una regista teatrale? Non c’è un giorno, direi nel tempo, lavorando. Non ero una di quelle persone già votate alla causa. Da piccola volevo fare il presidente della repubblica o la nuotatrice professionista.

Cosa significa costruire regie e dirigere gli attori? Significare cercare un modo per raccontare storie, creare legami e relazioni per vincere la solitudine, imparare a conoscere se stessi.

Il tuo film preferito? Ne ho tanti, comunque, Tutto su mia madre di Pedro Almodovar mi segnò la vita.

Il tuo spettacolo teatrale preferito? (Fatto da lei o da altri) Mio: Lear ovvero tutto su mio padre, di altri ce n’è molti. Chi è là di Peter Brook.

Hai lavorato con tanti attori. Cosa t’hanno dato e chi ricordi con più affetto? I miei compagni di una vita ovviamente: Mattia, Arianna, Sandra, Stefano, Pilar, Fausto, Chiara.

Qual è il regista da cui hai imparato di più? La Mouckine.

Il libro sul comodino: Un qualsiasi giallo scandinavo.

La canzone che ti rappresenta: My way di Nina Hagen.

Prosecco o champagne? Prosecco.

Shakespeare, Eduardo o Beckett? Shakespeare.

Il primo bacio: rivelazione o delusione? Rivelazione.

Strategia di conquista: qual è la tua? Provarci (ma non credo sia una strategia!).

Categorie umane che non ti piacciono? Gli arroganti.

serena-sinigaglia5Il tuo teatro è ricerca sociale o azione sociale? Azione sociale.

Il sesso nobilita l’amore o viceversa? Non saprei….

Meglio le affinità elettive o l’elogio degli opposti? Le affinità elettive.

Costretta a scegliere: regista di prosa, cinema o lirica? Prosa.

Com’è cambiato il teatro dai tuoi esordi ad oggi?  È cambiato come la società: un nuovo Medio evo.

L’ultima volta che sei andata a teatro, cos’ha visto? Uno spettacolo sul cibo di Maria Pilar Perez Aspa.

Racconta il tuo ultimo lavoro: Un giallo con la Massironi e la Faiella, un rebus.

Perché il pubblico dovrebbe vederlo? Io penso a fare un buon lavoro, il pubblico a dirmi perché è venuto a vederlo.

Il mondo del teatro è veramente corrotto come si dice? In che senso? Il mondo oggi si fonda sulla corruzione. Quindi anche il teatro non ne è esente.

La cosa a cui nella vita non vorresti mai rinunciare. L’onestà.

Quella cosa di te che nessuno ha mai saputo (fino ad ora). Sono lesbica. Scherzo. Questo lo sanno tutti. Non sono laureata.

Piatto preferito: lasagne al ragù

La morte: paura o liberazione?  Paura e liberazione.

C’è parità di trattamento nel teatro tra uomini e donne? Assolutamente no!

Mai capitato di dover rifiutare un contratto? Se sì, perché? No tempo, no soldi, no condivisione di intenti.

Di lasciarti sfuggire un’occasione di lavoro e di pentirtene subito dopo? No, mi è capitato il contrario a dire il vero.

Cos’è un attore? Lo specchio dell’uomo.

Meglio essere: felice, serena o contenta? Dato il mio nome, la risposta è ovvia.

serena-sinigaglia4Gli attori dimenticano le battute: condannati o graziati? Condannati su tutta la linea.

Cosa rappresenta per te il pubblico? La ragione del mio lavoro.

Tre pregi e tre difetti che bisogna avere e non avere per poter fare il regista. Pazienza, tenacia, carisma: servono tantissimo. Il loro contrario svantaggiano molto.

Cosa accadrebbe all’umanità se il teatro scomparisse? Scomparirebbe con esso anche l’umanità.

Gli alieni ti rapiscono e puoi esprimere un solo ultimo desiderio. Quale? Fumare una sigaretta.

La frase più romantica che tu abbia mai ascoltato in scena. Se non esistessi bisognerebbe inventarti…

La frase più triste che ti sia toccato di sentire in scena. Merda, cazzo, figa, tette, culo.

Gli attori vanno guidati o lasciati ai loro istinti? Guidati nel seguire e comprendere i loro istinti.

Cosa vorresti che la gente ricordasse di te? Che ho fatto del mio meglio per rendere questo schifo di mondo un poco poco migliore.

Hai mai litigato con un attore/trice per una questione di interpretazione del personaggio? Mille volte!

Hai mai litigato con un produttore per una questione di soldi? Mille volte!

Se potessi svegliarti domani con una nuova dote, quale sceglieresti? La direzione del Piccolo Teatro di Milano.

Se potessi scoprire il tuo futuro, cosa vorresti sapere? Non vorrei sapere assolutamente nulla, la cosa mi terrorizza.

Che cosa è troppo serio per scherzarci su? Il dolore vero.

Qual è il tuo ricordo più caro? Mio padre che guida per ore a 70 all’ora sull’autostrada.

E il ricordo più terribile? La morte di Fabio.

Parallelamente al tuo percorso artistico, trovi che in questi anni ci sia stata un’evoluzione o un deterioramento del teatro? Il sistema si è deteriorato, gli artisti no, lottano eroicamente.

Il rapporto con la parola. La interroghi, la ricerchi, la domini o ti fai dominare? La amo. E questo basta.

Cosa pensi delle nuove generazioni di attori che, a volte, passano direttamente dai talent al palcoscenico? Che raramente sono veri attori.

Ti viene data la possibilità di presentare tre proposte di legge in materia spettacolo. Cosa proponi? Dare ai meritevoli, togliere agli imbroglioni e agli inetti. Ridistribuire le ricchezze. Fornire sgravi fiscali. Riconoscere le differenze. Ridurre gli obblighi ma pretendere qualità.

Cosa è necessario per un attore: memoria storica o physique du rôle? Sensibilità e intelligenza.

Perché si sente spesso dire che il teatro di regia sia morto? Perché è il nome che si dava ad un’altra epoca, finita con Ronconi e Castri. Ma la regia è viva, altrimenti io e molti altri saremmo degli zombie. Il che mi pare alquanto improbabile.

I soldi fanno la felicità? Ma no, ovvio! però possono fare la differenza perché così è il capitalismo.

serena-sinigaglia2Qual è il tuo rapporto con i social network? Da imbrattata del secolo scorso.

Il tuo rapporto con la critica. Quale quella che più ti ha ferita in questi anni. Critica? Esiste ancora?

Poco prima dell’inizio e poi della fine di un tuo spettacolo, a cosa, o a chi, pensi? Dipende. In genere al fatto che dovrei convertirmi ad una qualche fede, così avrei la consolazione di una qualche forma di preghiera.

Il teatro riesce ancora a catalizzare la passione civile del pubblico in modo attivo? Il buon teatro sì.

Con i tagli economici alla cultura, il teatro diventerà un’arte di nicchia oppure ci sarà una prevalenza di teatro di medio-basso livello o amatoriale? C’è già una inarrestabile tendenza al ribasso, su tutti o su tutto.

C’è un autore teatrale che credi sia poco considerato e che andrebbe rivalutato e rappresentato? Tutti i drammaturghi viventi andrebbero aiutati e protetti e così anche i registi.

Progetti futuri? Molti, ci mancherebbe, ma non ti tedio, elencandoteli. Ci sarà il tempo e l’occasione per parlarne più a fondo.

Un consiglio a un giovane che voglia fare questo mestiere. Tieni duro, sii onesto, metticela tutta. Studia, resisti, gioca.

Le foto sono di Serena Serrani e Marina Alessi.

 

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