Danilo Maestosi
Un testo tra arte e pittura

Adamo e la nuvola

«E il Paradiso terrestre? Adamo non crede, non ricorda di esserci mai vissuto. Eppure non sa spiegare perché ogni volta che ci pensa gli vien su un nodo alla gola»

Adamo si sente spossato. Anche se il grosso del lavoro lo avevano fatto i suoi nuovi nipoti smanettoni picchiando come pianisti impazziti i tasti di quella buffa scatoletta nera per infilarci dentro ore e ore di registrazioni dei suoi ricordi. «Mica facile – pensa – alla mia età, tirar fuori i ricordi. Peggio che radunare un gregge di pecore spaventato. Ne acchiappi due e tre se ne scappano via da un’altra parte».

La verità è che anche lui è spaventato. Per i suoi ricordi. E dai suoi ricordi. Hanno voglia a dirgli: «Ora, come ci hai chiesto, la tua memoria è in salvo». «Ma dove? “L’abbiamo messa al riparo su questa nuvola”. E mi indicano un disegnetto buffo sullo schermo. Ma io, la forza dell’abitudine, guardo il cielo. E in cielo non vedo niente. Quella nuvola lì non la trovo».<HS0.1>

Di nuvole però Adamo ne vede tante. Nonostante la nebbia. Nessuna che assomigli ai suoi racconti. «Ma neanche i miei racconti – pensa – assomigliano alle storie che narrano su di me, alle vignette e ai quadri che ci hanno fatto su. Io per esempio la Creazione non la ricordo. Credo, come è successo ai miei figli, di esser sbucato fuori urlante da una pancia di donna che urlava anche lei. Un primo uomo ci deve pure essere stato, ma non ero io. Almeno non ne ho memoria. Forse ero troppo sballottato dal mutare di forme che mi ha preceduto. Dai tanti Adami sconosciuti con cui convivo. In due primi uomini, in due prime volte invece mi riconosco. Quello dai cui sfregamenti è spuntato il fuoco. E quello che un giorno in una caverna ha acchiappato dalle braci un pezzo di carbone e strisciandolo su una roccia si è messo a disegnare.

danilo maestosi adamo e la nuvola1E il Paradiso terrestre? Adamo non crede, non ricorda di esserci mai vissuto. Eppure non sa spiegare perché ogni volta che ci pensa gli vien su un nodo alla gola. Ma se fosse come la racconta la Bibbia, non capisce perché ne sia stato cacciato. Per aver mangiato una mela? Per aver fornicato con Eva? Per aver prestato ascolto al serpente? Ma il serpente, la mela ed Eva chi ce le ha messe lì? Il serpente l’ha assaggiato, ripassato allo spiedo, una volta: troppo grasso. La Mela era succosa, Eva anche meglio. Dicono che la vera posta in gioco fosse impadronirsi della conoscenza. Ma quale padre può impedire al figlio il diritto all’istruzione? E la conoscenza? Volatile e inafferrabile come il Tempo.

No, Adamo non si sente in colpa. Il vero peccato originario, quello da cui non riesce a liberarsi è un altro. E gli tornano dentro le immagini: la zuffa tra Caino e Abele. Abele morto in terra. Lui che caccia Caino. Lì ha davvero fallito. Come padre e dunque come uomo. E lì anche Dio, il nonno, avrebbe di che rimproverarsi. Che disperata confusione ha affidato alle nuvole. A quella Nuvola.

Squilla il telefono. «Lei è il signor Adamo? Ha un cellulare, una tv, un computer? Le offriamo un nuovo vantaggioso abbonamento tutto compreso. E in premio un andata e ritorno per un Paradiso fiscale a scelta. Panama, le Cayman, le Isole Vergini». Adamo abbassa la cornetta costernato. Ma a quelli chi glielo ha dato il numero fuori elenco su cui chiamarlo?

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Questo racconto sarà letto dall’autore stasera, lunedì 4 luglio, alle 20.30, nel chiostro di Santa Maria in Campitelli di Roma, come intermezzo per la manifestazione «I Concerti del Tempietto». Si tratta della sintesi ironica di una ricerca avviata con un gruppo di pittori che ruota attorno al maestro Ennio Calabria e all’associazione “In Tempo” da lui fondata. Ricerca che prenderà corpo in una mostra intitolata appunto “Adamo e la Nuvola”. I due quadri, dello stesso Danilo Maestosi, che qui pubblichiamo in anteprima, fanno parte di questo progetto.

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