Lidia Lombardi
All'Auditorium di Roma

Ritorno a Bernstein

L’Orchestra Sinfonica dell’Accademia di Santa Cecilia ha suonato dal vivo le musiche di Bernstein per "West Side Story" a commento del film restaurato. Un esperimento riuscito tra cinema e musica

Ha più di mezzo secolo, ci racconta un mondo davvero lontano, ma vive di nuova giovinezza West Side Story, il musical del 1957 firmato da Leonard Bernstein e diventato film da dieci Premi Oscar nel 1961. Nuova vita perché la pellicola non solo è stata restaurata e dotata dell’alta definizione dalla Metro Golden Mayer ma perché la tecnologia ha consentito di isolare il parlato dalla musica, ha rimosso gli elementi orchestrali della colonna sonora insomma, consentendo che la partitura di Bernstein possa essere eseguita dal vivo. È quello che ha fatto l’Orchestra Sinfonica dell’Accademia di Santa Cecilia, proponendo da sabato scorso a ieri, per la prima volta in Italia, West Side Story con musica live. Uno spettacolo doppio per il pubblico che ha affollato le tre serate. Sotto la volta acustica di Renzo Piano, all’Auditorium di Roma, lo schermo rimandava le travolgenti sequenze della pellicola di Wise e Robbins mentre sul palcoscenico l’ensemble sinfonico ceciliano seguiva la bacchetta di Ernst van Tiel che ha diretto con smagliante verve la partitura statunitense, sostituendosi ad Ennio Morricone che per motivi di salute non ha potuto dirigere per l’occasione.

Ma questa West Side Story che echeggia la vicenda shakespeariana di Romeo e Giulietta e che torna dunque appropriatamente nell’anniversario dei 400 anni della morte del Bardo mostra anche per altri versi grande vitalità e parla all’oggi. Il plot si incentra sulla rivalità di due bande di giovani nel Bronx newyorkese: i Jets sono statunitensi, gli Sharks immigrati portoricani. Sennonché Tony (nel film Richard Beymer), uno dei bianchi (anzi, anche lui di famiglia straniera, polacca) s’innamora di Maria (Natalie Wood), giovanissima centramericana. E questo amore più forte dell’abisso etnico e culturale tra le due parti la dice lunga su molto altro finendo in tragedia. Illuminante il diario di Bernstein nel definire l’operazione che gli aveva proposto sette anni prima il coreografo e regista Jerome Robbins: il musical sarebbe dovuto scaturire da «una nobile idea, una versione moderna di Romeo e Giulietta ambientata nelle periferie durante le celebrazioni di Pasqua. Gli animi si erano scaldati tra ebrei e cattolici… risse di strada, omicidi». Il progetto venne messo nel cassetto e ritirato fuori nel 1955, allorché il compositore (di origini russe) fu colpito dal titolo di un giornale di Los Angeles sui problemi delle gang sudamericane.

west side story3Ebbene, nel musical ma soprattutto nel film serpeggiano i segnali di un’integrazione controversa se non impossibile. Il poliziotto Krupke entra in scena per separare i due gruppi ma la sua ruvidezza nasconde il sostegno ai nativi Jets. Manifesti elettorali di tanto in tanto fanno da sfondo ai vicoli malfamati o agli squallidi campetti da baseball alludendo a una campagna elettorale che gioca anche sui temi dell’immigrazione. Il song “America”, insieme travolgente e irridente, contrappone le portoricane ai loro uomini, il sogno delle prime di godersi progresso,benessere, consumismo Usa e la diffidenza dei secondi verso una terra comunque estranea e nemica.  Un altro tema inquietante e attuale è la bestialità del gruppo, l’incontrollabilità delle reazioni che una gang riesce a suscitare. La rissa con i coltelli che si sostituisce a uno sportivo duello a pugni tra i due più forti delle bande programmato per sancire chi debba regnare nel Bronx frutta due morti, uno per parte. E travolge anche Tony, l’”eroe buono” della vicenda, che ammazza a sua volta senza volerlo quando vede cadere l’amico di sempre, Riff. È il crinale che fa scivolare l’intrico verso le vendette incrociate. Tra le scene più forti, la più forte anzi, il tentativo di stupro di gruppo che i Jets attuano ai danni della colored Anita, arrivata nel bar dove si riuniscono per avvisare il fuggiasco Tony che Maria tarderà all’appuntamento per fuggire con lui lontano dai due mondi inconciliabili. Tutto allora si sconvolge, i sentimenti s’azzerano. Anita rabbiosa fa credere ai nemici che Maria è stata uccisa da Chino, il portoricano al quale era stata promessa in moglie, Tony-Romeo disperato va in cerca di lui per farsi eliminare a sua volta e questo avviene proprio mentre  Maria arriva all’appuntamento. Non c’è futuro, non c’è speranza di riconciliazione tra le razze. O chissà, insinua un finale aperto con portoricani e bianchi che sollevano insieme il cadavere di Tony.

A questo classico del cinema rilanciato dalla tecnologia della società Audionamix di Parigi ha giovato anche un’operazione  filologica. Il materiale musicale originale del film era andato smarrito. Eleonor M. Sandresky del Leonard Bernstein Office (il compositore è morto nel 1990 ed era dall’83 diventato anche presidente onorario dell’Orchestra di Santa Cecilia) ha effettuato per oltre un anno ricerche nelle collezioni private e negli archivi delle biblioteche Usa ritrovando le carte dell’orchestratore Sid Ramin, quelle del direttore e supervisore musicale Johnny Green, del regista Robert Wise, del produttore Walter Mirisch e riuscendo così ad assemblare un prototipo completo del film. Infine Edwin Sunderland, senior music editor del Bernstein Office, ha restaurato e adattato l’orchestrazione per le esecuzioni dal vivo. Ne è scaturito l’evento ceciliano e il piacere di ascoltare i ritmi sincopati dallo schiocco delle dita, quelli latinoamericani, lo swing, il jazz, ma anche l’ariosità sinfonica memore della musica colta europea o delle tradizioni ebraica. Tutti elementi della enclave musicale ideata da Bernstein e che nel musical-film si legano ai brani universalmente famosi come appunto “Maria”, “America”, “Tonight”, “Jets Song”. Il pubblico ha applaudito con una standing ovation, così come era stato per la disneyana Fantasia in esecuzione live. Sabato, domenica e martedì prossimi la Stagione propone ancora il binomio musica e cinema: Orchestra e Coro con il mezzosoprano Vardhuhi  Abrahamyan eseguiranno le suite di Williams da ET e da Guerre Stellari e la colonna sonora di Prokof’ev per l’Alexander Nevskij.

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