Erminia Pellecchia
Un progetto pilota in Costiera

Modello Praiano

Otto itinerari per otto artisti, l'intera cittadina mobilitata a “costruire” un percorso dell'anima per viaggiatori in cerca di nuovi stimoli: è "NaturArte", un esperimento che coniuga arte e turismo. Nel segno del mistero

Capitale sociale. Sul Dizionario di Economia e Finanza della Treccani trovi, come prima voce, la definizione che dà Putnam, professore ad Harward, che nel 1993 riporta alla ribalta l’ambiguo termine coniato agli inizi del Novecento da Hanifan. Leggiamo: “Insieme di aspetti della vita sociale, quali le reti relazionali, le norme e la fiducia reciproca che consentono ai membri di una comunità di agire assieme in modo più efficace nel raggiungimento di obiettivi condivisi”. In parole povere il politologo lancia il messaggio che i legami sociali sono in tutto e per tutto simili al capitale finanziario, ponendo l’attenzione sul concetto di partecipazione, una comunità che democraticamente, dal basso, contribuisce alla crescita e al miglioramento della società. Utopia allo stato puro, viene da riflettere, se si pensa anche al fallimento della Big Society lanciata da Cameron in Gran Bretagna: l’individualismo, la competitività, soprattutto in tempi di crisi, sono un freno alla cultura della solidarietà e del bene pubblico. Poi la sorpresa, piacevole. Il piccolo grande esperimento di Praiano, i duemila abitanti del borgo che, attraverso il linguaggio dell’arte, stanno ricostruendo l’immagine turistica – di un turismo di nicchia, va chiarito – di questo paesone lungo due chilometri e mezzo, stretto tra le più note Amalfi e Positano, che punta tutto su un paesaggio ancora integro e su una dimensione idilliaca di oasi lontana anni luce da mondanità e mordi e fuggi. Il progetto recita la mission nel titolo “NaturArte”; Ferruccio de Bortoli, editorialista del Corriere della Sera e testimonial di questo esperimento unico in Italia, l’ha salutato con un entusiastico “miracolo di un Sud teso al riscatto, un modello da esportare nel Belpaese”.

praiano8Condivisione, coesione, fiducia, responsabilità, orgoglio identitario, un patrimonio incredibile di storia, paesaggio ed emozioni da vendere con una accurata operazione di marketing, impegno e attenzione ai dettagli, un’amministrazione lungimirante che sposa le sollecitazioni della collettività e che si affida, senza interferire, alle scelte individuate per far sì che la bellezza generi economia: sono questi i punti di forza di un manifesto d’intenti che dalla carta si è materializzato in un documento vivo, un codice di buon governo e alto senso civico che tocchi per mano. Tra vicoli e scalinate che si arrampicano come tentacoli su grappoli di case aggrappate alla roccia, slarghi che rivelano antiche chiese, squarci nella vegetazione mediterranea che si aprono inaspettati sull’incanto di cielomare, il groviglio di sentieri e gradoni che serpeggia dalla marina di Praia al monastero domenicano di Santa Maria a Castro, si sono innestate, quasi originate dai luoghi, le opere di nomi celebri del fare ceramica, l’espressione più autentica di una creatività ingenua e popolare alimentata dal soffio vitale della contemporaneità. Otto itinerari per otto artisti, l’intera cittadina mobilitata a “costruire” un percorso dell’anima per viaggiatori in cerca di nuovi stimoli e suggestioni. Una rivoluzione, un’esplosione che scuote una Costiera amalfitana fin troppo seduta sugli allori di una stagione turistica d’élite, quella che ha attraversato il Novecento dai primi decenni agli anni Settanta, quando intellettuali, artisti, personalità dello spettacolo, celebrity si mescolavano alla gente del posto, attratti dal bello, dal silenzio e da un’ospitalità semplice e sincera. “C’era bisogno di una miccia – ha sottolineato l’economista Luigi Zingales, esperto di politiche di sviluppo territoriale chiamato con l’ex ministro Fabrizio Barca, lo scorso sabato, a battezzare NaturArte – e questa miccia è stata Claudio Gatti, artefice del progetto pilota di un museo a cielo aperto, fruibile gratuitamente da tutti. Dimostra che in Italia si possono definire obiettivi di medio e lungo periodo verso i quali indirizzare l’azione pubblica e realizzarli in modo efficiente e trasparente. Non ci vogliono grandi investimenti, né procedure speciali. Il motore è la volontà di fare e fare bene”.

Il pluripremiato giornalista d’inchiesta romano, inviato del Sole 24Ore e di testate internazionali come il New York Times e l’International Herald Tribune, da dodici anni si divide tra gli States e Praiano, dove ha stabilito la sua residenza. Nel 2013 ha fondato AgendaPraiano, una onlus formata da cittadini e residenti praianesi interessati a mettere in moto azioni per lo “sviluppo intelligente” del proprio paese. “Il primo passo – spiega – è stato quello di realizzare una cassa di contributi locali allo scopo di avere una quota di cofinanziamento a disposizione di qualsiasi progetto sul quale lavorare e chiedere fondi esterni, regionali, statali o comunitari”. Alle spalle le esperienze e le sfide vinte con la nascita della lega giovanile di calcio West Side Soccer League a Manhattan, della Roxbury Association for Environmental Protection per la salvaguardia dei monti Catskills e – la sua creatura più bella – la Solidarieté Haitienne che si è presa cura dell’ambulatorio di Christ Roi, tra i più disastrati dal sisma del 2010 ad Haiti.

praiano6Ventimila euro raccolti dai privati che hanno superato l’iniziale scetticismo, centomila li ha messi il Comune provvedendo anche alla riqualificazione delle piazzette e della sentieristica, quasi 250mila erogati dalla Regioni con fondi europei per la nascita di questo parco dell’arte che evoca lo spettacolare Park Güell di Gaudì a Barcellona. E che puoi scoprire con un app da scaricare sul telefonino. A lavorarci un pool di esperti, tra cui lo scenografo Rai Gennaro Amendola, praianese doc. A lui si deve il coup de théatre di questo palcoscenico en plein air, quinta la corolla dolomitica dei Lattari che precipitano nel golfo lunato cantato da Gatto, lo sguardo proiettato sull’infinito con l’impulso a volare che rapì Gregorovius. Non c’è punto di partenza o d’arrivo, basta lasciarsi andare, passo passo, guidati da una bussola emozionale. Praia. A due passi dall’Africana, con il flashback di una sensuale Jackie Kennedy che si tuffa nuda dagli scogli, e dalla Furore degli amori roventi di Rossellini e della Magnani.

Qui, guardiano del lembo di spiaggia, vive, in una torre del 1200, Paolo Sandulli. Tra versi e colori ha inciso, in sette pannelli di terracotta, la storia dei pescatori che popolavano la baia, come il piccolo e nero ‘O Guarracino, abile cacciatore di polipi. Via Ludens l’ha chiamata “per esorcizzare il velo di paura e dolore che accompagna il destino degli uomini di mare”. Risaliamo verso la chiesa icona di San Luca. Qui Fausto Lubelli ha realizzato sedici pannelli a mo’ di edicola votiva in dialogo con quelle devote che risalgono ad epoche ancestrali, intrecciando scene mitologiche di un’Odissea praianese. Ci inerpichiamo ancora in direzione Vettica. L’installazione del poeta-artiere Ferdinando Vassallo, tra i nomi cult della scuderia Lia Rumma, ci prende occhi, mente e cuore. Struggenti le sue pietre dalle infinite variazioni di blu, ingemmate nei muri antichi; sono frammenti di stelle precipitate dal firmamento per convolare a nozze con le acque smeraldine di Praiano. Gli smalti assorbono la luce del giorno e la sprigionano di notte facendo magicamente apparire parole che confortano il cammino dei viandanti.

praiano7Ed ecco, più in là, il gioco di pesci di Lucio Liguori, le alici e i totani che guizzano freneticamente cercando di raggiungere il mare. Enzo Caruso, invece, si rifà alla leggenda delle Janare, le streghe mantidi che seducevano i marinai per poi mangiarli. Sono figure ironiche, grottesche, sberleffi agli incubi partoriti dall’inconscio. Siamo sul terrazzamento che conduce al Sentiero degli Dei, tra i profumi delle erbe selvatiche, i fichi d’India e il giardino di rose e boucanvillee coccolato da due vecchine. Tra fiori e arbusti compaiono le maschere di Patrizia Marchi, figure antropomorfe che sembrano partorite dalla montagna. Via Costantinopoli, la più panoramica, lo sguardo sfiora l’arcipelago de Li Galli, dimora delle Sirene-Arpie al cui canto mortale riuscì a sfuggire Ulisse, e buen retiro prima di Massine e poi di Nureyev. Sandro Mautone riquadra col suo tratto raffinato il mito, ne fa una narrazione intima e delicata.

Ha il via il pellegrinaggio a Santa Maria a Castro, la stradina si fa rupestre, aspra, segnata dai corpi, busti e teste scolpiti nella pietra da Francesco “Mao” Mangieri. Resti di giganti feriti, pietrificati nella roccia. L’ascesa al cielo è difficile, ma nell’aria si avvertono le note di un violino, un invito a non arrendersi, il paradiso è vicino.

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