Alessandro Marongiu
A proposito di «Lia: Music Non stop»

La voce di Lia

Salvatore Manca ha raccontato, in un bellissimo documentario, l'avventura di Lia Origoni, cantante tra il folk e la Rivista che a ottant'anni ha riscoperto il suo repertorio. E lo ha digitalizzato da sola...

Siamo all’inizio del nuovo millennio, e Lia Origoni ha ottant’anni. Nel suo passato c’è una carriera da cantante professionista che l’ha vista spaziare dal repertorio classico a quello folklorico alla Rivista, e che l’ha portata a esibirsi in Francia e in Germania, oltre che in tutta Italia, e a registrare per la radio e la televisione. L’elenco degli artisti con cui ha lavorato è impressionante: Totò, Paolo Poli, Piero Umiliani, Giorgio Strehler, Macario, Anna Magnani e Tina Pica sono solo alcuni di essi. La Origoni ha ottant’anni, non ha figli, ma un’eredità da lasciare sì, ce l’ha: quella della sua voce. Conserva ancora un gran numero di bobine con le sue incisioni – bobine che decenni prima un avveduto tecnico della Rai non ha buttato via come gli era stato detto di fare, preferendo consegnarle a lei – e, alla sua veneranda età, comincia «una seconda vita», per riprendere le sue stesse parole. Impara cioè a usare il computer, e procedendo per tentativi riesce a creare un vero e proprio studio casalingo per convertire in file audio i vecchi nastri di un tempo. Non che si accontenti di questo: impara, infatti, anche a pulirli, quei file, a eliminare i fruscii di fondo e le imperfezioni, a regolare i volumi. Poi, sempre da sola, li ordina in album: Souvenir de Paris, in tre volumi, Chiaroscuro, Risonanze teutoniche cuore mediterraneo, Per voi, e li mette a disposizione di chiunque sul suo sito personale (www.liaorigoni.it): in file zippati, e gratis. E poi li mette anche su Emule, il programma del download selvaggio e quasi sempre irrispettoso dei diritti d’autore: ché quel che conta, per Lia Origoni, non è il ricavo monetario che potrebbe venire dalle vendite, ma lasciare a quanti vorranno ascoltarla la sua eredità: appunto, la sua voce.

lia origoni2Questa storia incredibile, bellissima, ben lungi dall’essere conclusa (la Origoni, oggi novantaseienne, continua tuttora la sua opera di digitalizzazione), l’ha raccontata il videoartista Salvatore Manca in un documentario intitolato Lia: Music Non stop, portato a termine dopo due anni e mezzo di lavoro. Attraverso le immagini entriamo nella casa della cantante, la vediamo alle prese con vecchi riproduttori di bobine e con moderne schede audio per pc, la seguiamo per le strade de La Maddalena intenta nelle faccende quotidiane, lei che, sempre più confinata tra le pareti domestiche, prova ormai quasi un’ubriacatura a ogni uscita all’aria aperta. La definizione di “documentario” per il film di Manca è però in verità piuttosto riduttiva: alla dimensione prettamente ritrattistica, infatti, si aggiungono degli inserti che testimoniano l’estrazione e la personalità del regista, che più volte entra fisicamente in scena, e che in un paio di occasioni affida alla ballerina e coreografa Daniela Tamponi un’interpretazione danzata e recitata dei brani della Origoni. Ottimo, anche, il lavoro sulla colonna sonora, con delle “interferenze” rumoristiche che, così distanti dal sentire della protagonista e del mondo che ha vissuto e racconta, abbattono i confini temporali e concettuali di Lia: Music Non stop, senza che sia abbia mai l’impressione della disarmonia o dello squilibrio.

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