Simona Negrelli
Visto all'Auditorium di Cosenza

Rivoluzione amore

Scimone e Sframeli per la prima volta portano in scena un donna con uno spettacolo intitolato semplicemente "Amore". Due coppie intrecciano tabù, paure e passioni

È una commedia più intimista che surreale, più malinconica che di denuncia sociale, l’ultima scritta da Spiro Scimone e diretta da Francesco Sframeli. Eppure Amore, visto al Teatro Auditorium dell’Università della Calabria, all’interno della stagione curata dal Centro arti musica e spettacolo, mantiene lo sguardo puntato sulla marginalità, tanto esistenziale quanto fisica, in continuità con la poetica della compagnia Scimone Sframeli.

Le due coppie protagoniste, il vecchietto e la vecchietta, il comandante e il pompiere, si muovono in un cimitero, tra due tombe che sono anche giacigli, con le croci illuminate come fossero delle abat-jour (le scene sono di Lino Fiorito). Il loro amore è fatto di piccoli gesti quotidiani, di rituali intimi e ordinari, i loro dialoghi surreali trovano nell’iterazione la propria ragione d’essere. Ripetersi per durare. Le due coppie, una etero (Giulia Weber e Spiro Scimone), l’altra omosessuale (Francesco Sframeli e Gianluca Casale), ricordano il passato, si confidano desideri finora inespressi, si comunicano richieste non ancora esaudite. Sono una speculare all’altra, accomunate dal limite che ha impedito loro di vivere il sentimento fino in fondo, in maniera totale, ossia la paura. Quella che entra in gioco ogni volta che ci si rapporta col proprio contesto sociale, ogni volta che s’intromette il giudizio altrui ad ammonire sul comune senso del pudore. Allora l’amore, quello autentico, è un atto rivoluzionario, estremo, perché (quasi) sempre in dissidio con la convenienza. Sarà per questo che in passato i due pompieri sono sempre intervenuti a spegnere le fiamme divampate dopo un eccesso di passione dei vecchietti, quando erano giovani? Gli stessi pompieri che poi si scambiavano effusioni di nascosto e in tutta fretta. Sarà per questo che ora, deposta la minaccia della paura, le due coppie decidono di amarsi fino in fondo nei loro letti funebri, come a dire che eros coincide con thanatos.

scimone sframeli amore2Amore è il primo spettacolo della compagnia in cui la figura femminile, altrimenti solo evocata, è presente sul palco. La donna portatrice della vita che si rinnova, la donna come speranza, tanto che, nello spettacolo, il personaggio femminile è l’unico che riesce a pronunciare la parola “amore”. Tra simbolismi e un linguaggio ossessivo, a tratti monocorde, l’azione è ridotta all’osso, tutto è già avvenuto e viene solo ricordato, con una leggerezza comica e una sospensione spazio-temporale sostenute dalla forza espressiva degli attori.

Spiro Scimone, scrittore e attore, e Francesco Sframeli, regista e attore, hanno da poco compiuto i vent’anni di attività, nel corso della quale hanno lavorato insieme a grandi artisti, a cominciare  da Carlo Cecchi. Hanno fatto incetta di premi e sono amatissimi in Francia, tanto da aver collaborato con la Comédie Française. La loro forza sta nell’aver inventato una rappresentazione del presente surreale e visionaria, rielaborando in chiave originale le esperienze drammaturgiche che hanno segnato il Novecento, come il teatro dell’assurdo di Beckett e Pinter, e utilizzando un linguaggio che affonda le proprie radici nella cultura e nel dialetto siciliano, accostandosi, in questo, a Emma Dante e al recentemente scomparso Franco Scaldati.

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