Valentina Mezzacappa
L'attore appena scomparso

Trasversale Rickman

Ricordo (appassionato) di Alan Rickman un grande interprete che non ha avuto paura di attraversare i generi. Proprio a Hollywood, dove la fedeltà al proprio cliché è legge

14 Gennaio 2016. Ci lascia, all’età di sessantanove anni, un gigante della recitazione, il britannico Alan Rickman… Un attimo. No, così non va bene… Questo incipit è da scartare.

Non si può affrontare la vicenda con un articolo freddo e accademico. Una scelta del genere rappresenterebbe un imperdonabile torto nei confronti di quella forma d’arte nella quale Alan Rickman eccelleva. Sì, è anche vero che la recitazione è esercizio psico-fisico e perpetuo studio, abilità di affinare con il tempo, combinando tecnica e umana sensibilità, il proprio talento. Altrettanto vero è però che la recitazione è voce del sogno, sospiro dell’emozione, dell’immaginazione, matita di un architetto di mondi immaginari che affonda le proprie radici nella stagione più pura e scevra da ogni sovrastruttura, l’infanzia, quando emozioni e esperienze, anche le più ordinarie e le più mondane, si presentano a ognuno di noi come incredibili sorprese o sono l’invito ad imbarcarsi verso misteriose avventure.

E un articolo accademico sarebbe un altro imperdonabile torto verso quel signor Rickman, il quale, nell’arco della sua carriera non ha mai avuto paura di accettare le numerose ed eterogenee sfide recitative che gli venivano proposte.

Profonda autoironia? Una natura ludica che la maturità non ha saputo sopprimere, derubare dei suoi sfavillanti colori? La risposta non si saprà mai ma una cosa è certa, Alan Rickman ha interpretato una folta schiera di personaggi, incurante delle tristi e mediocri leggi di quello show biz che sembra avere una paura fottuta delle categorie e che spinge molti a scegliere i ruoli con clausevitziane strategie.

alan rickman1Per oltre quarant’anni con quella sua inconfondibile voce baritonale e quell’ironia che gli scoppiettava sotto la pelle come tungsteno, ha fatto tutto il possibile per rovinare il Natale a Bruce Willis (Trappola di Cristallo), ha minacciato Kevin Costner dichiarando che gli avrebbe asportato il cuore con un cucchiaio (Robin Hood), è entrato a far parte dell’immaginario collettivo di adulti e bambini vestendo i panni del Professor Piton (Harry Potter), ha suonato con il contrabbasso Frankie Valli in quello che è il film più bello del compianto Minghella (Il fantasma innamorato), ha amato con saggia pazienza l’impulsiva Kate Winslet (Ragione e sentimento) e partecipato al demenziale Galaxy Quest. Ma queste sono solo alcune delle sue esperienze professionali, la lista è in realtà alquanto lunga.

È inoltre apparso sul piccolo schermo e ha calcato le tavole del palcoscenico lasciando sempre pubblico e critica senza fiato. Ha esplorato ogni genere cinematografico e si è confrontato con le più diverse tradizioni teatrali. I premi, i riconoscimenti non si contano più. Sebbene doppiato da Benedict Cumberbatch è apparso, sempre nei panni di Piton, anche in un episodio dei Simpson.

Alan Rickman ha lasciato con elegante discrezione un segno profondo nel mondo dell’intrattenimento, lo ha fatto con trasversalità abbracciando tradizione, blockbuster, cinema d’essai e cultura pop. Così profonda e significativa è la sua eredità artistica che per un momento non si può fare a meno di desiderare che torni fra noi proprio come il Jamie della pellicola Un fantasma innamorato.

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