Raoul Precht
Periscopio (globale)

Shakespeare a fumetti

Continua la sfida dell'editore britannico Classical Comics che vuole pubblicare l'opera omnia di Shakespeare sotto forma di graphic novel. Senza tradire la filologia shakespeariana

Un incipit fulminante: “When shall we three meet again ? / In thunder, lightning, or in rain?” domanda la prima strega, e l’atmosfera generale è già definita. Se poi la strega ha lunghi capelli bianchi, la faccia verdastra e gli occhi rossi come un tizzone ardente, per non parlare di una figura da cadavere ambulante e di un ghigno che più perfido non si può, ecco che il lettore è subito preso al laccio e conquistato, continua a leggere e arriva alla fine della storia senza neanche accorgersene.

Parlo sì del Macbeth shakespeariano, come si sarà capito, ma di una versione del tutto particolare. Qualche anno fa, infatti, preparandosi forse già al quarto centenario della morte, che ci accompagnerà con diverse manifestazioni per tutto l’anno in corso, l’editore di fumetti britannico Classical Comics ha lanciato una serie di titoli del bardo sotto forma di graphic novel.

Possiamo storcere il naso finché vogliamo, e certo vedere monologhi e dialoghi di Shakespeare imprigionati fra le classiche nuvolette fa una certa impressione, almeno alla nostra generazione. Può magari disturbarci e sembrarci un peccato meno veniale anche il fatto che le nuvolette in questione non consentano di mantenere la versificazione originale, ragion per cui il testo viene presentato come se Shakespeare l’avesse scritto in prosa (e pure reso in stampatello, supremo obbrobrio!). Il testo stesso è, tuttavia, integrale, e il susseguirsi delle battute perfettamente coerente (fatto salvo qualche grassetto di troppo, inteso a mantenere viva l’attenzione del lettore). Non solo, il volume è anche corredato da un apparato storico e critico semplice ma al tempo stesso utile, che manca a molte edizioni tascabili tradizionali.

shakespeare first folioIl volumetto si apre infatti con la presentazione, immediata e visivamente efficace, dei volti delle decine di dramatis personae che incontreremo leggendo e prosegue con un prologo esplicativo e addirittura con una nota sulla pronuncia del testo originale, che, come sa chiunque abbia studiato Shakespeare, non ha davvero nulla di banale nemmeno per gli anglofoni e che è giustamente messa in stretta relazione con il pentametro giambico e le sue particolarità.

Alla fine, in appendice al volume, troviamo una serie di schede, rispettivamente su Shakespeare, sul personaggio storico di Macbeth, sulla genealogia dei monarchi scozzesi, sulla genesi del testo shakespeariano, sul Globe Theatre nonché sul processo di creazione del fumetto in questione e delle sue tre versioni (testo integrale, testo tradotto in un linguaggio più moderno e versione semplificata per lettori giovanissimi). A corredare il tutto svariate immagini, una delle quali (una cartina della Scozia) è pubblicata con il permesso della Biblioteca nazionale scozzese.

Seguono lo stesso schema gli altri volumi dedicati dal medesimo editore ad altrettanti drammi shakespeariani, come Romeo e Giulietta, La tempesta, Sogno di una notte di mezza estate, Enrico V, eccetera.

Inutile dire che fin dal 2010 le scuole, quelle britanniche, com’è ovvio, ma anche molte scuole europee e internazionali, hanno adottato la versione con il testo integrale (e talvolta quella upgraded, una versione “animata” da voci di famosi attori registrate per l’occasione) direttamente a lezione o quale sussidio aggiuntivo. La scommessa è quella di avvicinare i giovanissimi (per appena una decina di sterline, si badi bene) alla grande letteratura, dimostrando che le difficoltà e perfino l’oscurità del testo possono essere affrontate e superate con l’ausilio di un adeguato apparato grafico, a condizione beninteso che la qualità del disegno e la sua congruenza con il testo siano, come in questo caso, attentamente verificate.

Certo, non è la prima volta che si cerca di rendere Shakespeare, e in generale la grande letteratura, eccitante anche per le scolaresche, ma questo sembra davvero un esempio da seguire anche negli altri paesi europei. Non dimentichiamo che allo scoglio linguistico rappresentato dall’inglese cinquecentesco, per molti ragazzi, sempre meno abituati al teatro, si aggiunge la fatica d’immaginarsi l’interazione fra i personaggi e in generale le dinamiche in scena. Da questo punto di vista la graphic novel può aiutarli a chiarirsi le idee e a vedere il dramma non come una sequela di monologhi, ma come un intreccio di azioni e reazioni, colpi e contraccolpi, personalità e stati d’animo in contrasto fra di loro. Il teatro non è il frutto di un rigido congelamento di caratteri e sentenze, ma confronto, conflitto, a volte rumore e confusione – in definitiva, vita. O, per dirla con le parole di un altro drammaturgo a noi cronologicamente più vicino, Seán O’ Casey, che del resto parafrasava un altro celebre verso proprio di Shakespeare: “All the world’s a stage, and most of us are desperately unrehearsed”.

Soprattutto non dobbiamo dimenticare che quel che conta davvero, al punto cui siamo arrivati, è ricreare lentamente e con pazienza una massa critica di lettori, che in seguito diventeranno anche spettatori cinematografici e teatrali, amanti della musica, visitatori di mostre, eccetera, tutte cose alle quali si arriva solo attraverso l’istruzione e la lettura, con o senza nuvolette. La loro vita non sarà necessariamente più facile, ma certamente più ricca di stimoli. Dovrebbe bastare questo a dimostrare l’utilità dell’esercizio…

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