Valentina Fortichiari
Un bel saggio di Leonardo Caffo

Ritorno a Walden

Riconquistare il nostro futuro riappropriandosi dell'azione, attraverso l'esercizio della libertà e un rinnovato desiderio di avvenire e di bontà… “Il bosco interiore” è un ispirato e intelligente manuale di sopravvivenza sulle orme di Henry D. Thoreau

Se le cose intorno a noi non cambiano, è possibile cambiare noi stessi?
Se lo chiedeva Henry D. Thoreau (1817-1862), pensatore, seguace del movimento trascendentalista fondato da Emerson. Di sé egli stesso diede il miglior ritratto: «Maestro di scuola, ripetitore, agrimensore, giardiniere, contadino, pittore (voglio dire di case), falegname, muratore, operaio pagato alla giornata, fabbricante di matite, fabbricante di carta vetrata, scrittore, talvolta poetastro» (1847).
Questo bizzarro americano nel ’45 lasciò la cittadina natale, Concord nel Massachusetts, per andare a vivere in una capanna costruita con le sue mani nei boschi vicino al lago Walden (nella foto di apertura, ndr). Da questa esperienza, durata due anni, due mesi, due giorni, avrebbe tratto uno dei libri più belli dedicati alla Natura, che oggi dovrebbe costituire la Bibbia di ogni ecologista, o meglio di ogni persona sensata. Walden, ovvero vita nei boschi (Boston 1954), nato in solitario confino e nutrito dall’ascolto e dalla cura della dimensione interiore, si sofferma con mente sana e serena sul significato della vita e lo fa con una tale grazia, passione e insieme semplicità che si può facilmente comprendere quali effetti possa aver avuto su Leone Tolstoj, su Gandhi e Martin Luther King, predicatori della non violenza.

CaffoIl giovane filosofo e attivista Leonardo Caffo gli ha dedicato un saggio molto interessante, di più vorrei dire un inno alla vita: Il bosco interiore (bel titolo), Per una vita non addomesticata in compagnia di Henry D. Thoreau (Edizioni Sonda, 112 pagine, 12 euro), una riflessione intelligente, seria, di gradevole lettura, sul modo in cui oggi ciascun individuo, oppresso da un mondo dove regnano violenza, catastrofi ambientali, rivoluzioni sociali e politiche, soprattutto da una politica sempre più lontana dalle persone, possa sopravvivere e riappropriarsi dell’azione, attraverso l’esercizio della libertà, la riconquista del futuro, il rinnovato desiderio di un avvenire. Non si tratta di una monografia, ma di un libro che passa attraverso Thoreau, assimilandolo profondamente, traendone passione e forza, traducendolo in stimoli e suggerimenti per affrontare la realtà odierna. Caffo sa bene che l’interpretazione critica del quotidiano è il primo step per un reale cambiamento, un cambiamento interno, e offre passaggi graduali per raggiungere quello stato di serenità, di mindfulness, necessario a cambiare uno stato di ansia in una resistenza, anzi resilienza sul piano mentale e fisico (non viviamo forse oggi in quello che David Brooks, commentatore politico del New York Times, ha definito «The Age of Small Terror»?). Recentemente l’Ambasciatrice americana alle Nazioni Unite, nonché leader dei movimenti ambientalisti e animalisti, Jane Goodall, ha ribadito a chiare lettere nel corso di una intervista la necessità di un drastico cambiamento di rotta nel pianeta: «Dobbiamo cambiare. Avere altri valori che diano un senso diverso alla nostra vita e al mondo in cui viviamo. Uno sconsiderato materialismo e la nostra avidità finiranno per travolgerci».

Una sorta di “cosmografia interiore” fu additata già da Thoreau, capace di leggere in se stesso la storia di tutti gli esseri viventi, che hanno in sé – a suo dire – qualcosa di divino: vivendo a contatto diretto con alberi, laghi, animali, vale a dire più vicino alle parti vitali del globo, verificò su se stesso il grande potere consolatorio e lenitivo della natura, proprio quella che l’umanità si sta accanendo – oggi – a distruggere. Convinto che in ogni individuo esista un daimon socratico che ispira ogni azione, ogni progetto (chi meglio di Hillman lo ha definito?), nel suo buen retiro seguì l’esempio di grandi maestri, trascorrendo i giorni e le notti nella esplorazione di sé. Il presupposto? Essere convinto che l’intero fine dell’universo consista nella formazione del carattere («Cominciate a essere buoni», uno dei suoi imperativi). Ecco perché dunque, nella sua abitazione spartana, forse primitiva, bastavano tre sedie: una per la solitudine, due per l’amicizia, tre per la compagnia. «Se un uomo vuol stare veramente solo – ha scritto Pico della Mirandola – guardi le stelle». E Leonardo da Vinci: «E se tu sarai solo, sarai solo tuo».

cop CaffoEcco la medicina, forse anche ai nostri giorni: un muto, solitario colloquio con se stessi. Il che non significa rifuggire i nostri simili, anzi, ma conoscere se stessi per amare gli altri, per essere empaticamente vicini al prossimo e rispettarlo. Probabilmente ci vuole un evento, non sempre doloroso o traumatico, che dia il la ovvero lo scatto a questo cambiamento, a questa consapevolezza; Caffo lo accenna con discrezione, una malattia. Ma la via potrebbe essere un lavoro spontaneo, istintivo sul proprio animo, un ascolto per arrivare a un equilibrio sano di mente e corpo. Walden è un bosco interiore, popolato da specchi d’acqua e di luce, dove si può godere dell’amicizia delle stagioni. C’è qualcosa di sublime e di nobile in questa purezza, stupisce la mente morale di Thoreau votata all’ottimismo a oltranza. Ma non si pensi che non abbia ‘trasgredito’, rimanendo fedele a se stesso a oltranza: la sua lezione sulla Disobbedienza civile (1948) è un capolavoro di anarchia. Thoreau per altro infranse le leggi governative e fu anche brevemente in prigione.

Dunque, esiste una ricetta non violenta per coltivare se stessi e insieme non adeguarsi alle nefandezze del mondo in cui oggi viviamo? Per riuscire a pronunciare con fermezza anche noi la frase meravigliosa di Bartleby lo scrivano («Preferirei di no») che ci permetta di sottrarci al male, alla sofferenza? Alla indignazione, soprattutto, uno stato d’animo che oggi pare dismesso, e invece dovrebbe essere ineludibile. Caffo si appoggia a tanti esempi e ispiratori, mescolando sacro e profano per così dire: Rousseau, Leonardo, Wittgenstein, Darwin, Peter Singer (Animal Liberation), Woody Allen, i Nomadi, Wim Wenders, Vikram Seth e Tiziano Terzani, Ermanno Olmi, Mauro Corona, John Lennon, Steve Jobs, persino la Beat Generation. Non manca il ‘nostro’ Guido Morselli, di cui l’autore cita una frase a suggello della Prefazione, e pochi veri cultori vi riconosceranno il protagonista di Dissipatio H.G., il romanzo più disperato, testamentario, e un accenno al medico Karpinsky, evocato non a caso come salvifico guaritore. Sì, ci sta tutto perché tutti sono stati animati dal desiderio di vivere come artisti e cambiare il mondo o ciò che dovrebbe cambiare noi stessi, tutti credevano in valori non negoziabili, non patteggiabili a nessun prezzo («Ogni uomo è ricco in proporzione al numero di cose delle quali può fare a meno», affermava Thoreau), ma davvero possediamo la chiave per essere umilmente felici? Leonardo Caffo ha trovato il suo “bosco interiore” nella scrittura, facendo propria la filosofia positiva del suo Thoreau, e gli auguriamo di regalarci altre pubblicazioni ispirate a note di speranza. Mi permetto di aggiungere che toccherà forse alle donne farsi portatrici di un manifesto di pace, di libertà, di compassione nel mondo. Ma l’uomo comune possiede – anche oggi – la bussola per vivere e succhiare ancora tutto il midollo della vita? O non siamo di questo passo destinati, davvero tutti, alla scomparsa – dissipatio – del genere umano?

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