Luca Fortis
Cartolina da Beirut

Il Libano a rovescio

La musica, l'arte, la cultura giovanile e le tradizioni: incontro con la fumettista libanese Raphaelle Macaron che racconta un mondo pieno di conflitti e contraddizioni. Esattamente come il nostro

Le stradine si inerpicano tra le montagne, pubblicità delle cantine vinicole che producono, nelle aree controllate dai cristiani, i migliori vini del Libano, si alternano dopo pochi chilometri ai cartelloni con le facce dei leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah e della rivoluzione iraniana Khomeini. Le strade della valle della Bekaa in pochi chilometri mostrano la complessità del Libano. Raphaelle Macaron, fumettista libanese che vive a Beirut, ma originaria della Bekaa, ha raccontato nel suo ultimo fumetto il rapporto con la sua terra di origine.

Come fumettista, l’anno scorso, ha scritto uno splendido fumetto nella valle della Bekaa, zona al confine con la Siria dove villaggi cristiani molto tradizionalisti sono immersi in territori sciiti molto influenzati dall’Iran. Il protagonista è David Bowie, morto in questi giorni. 

Raphaelle Macaron3Ho immaginato che David Bowie venisse al funerale cristiano di mia nonna nella Valle della Bekaa. Ho pensato a cosa sarebbe accaduto in un mondo tradizionalista in cui cristiani e musulmani non sono poi cosi differenti. I funerali tradizionali cristiani nella valle sono simili a quelli che avete nel Sud Italia, con le prefiche che piangono e una netta separazione tra uomini e donne. Far comparire in un contesto del genere David Bowie è molto onirico, la sua stessa presenza nella Bekaa solleva mille questioni. Non solo sulla sua sessualità, il suo rapporto con la droga, ma anche solamente sul suo modo di vestire. La bisessualità  o la droga sono presenti nella valle della Bekaa, ma non si possono mostrare. David Bowie era rivoluzionario perché lo diceva.  Nei funerali ci sono dei codici molto precisi e lui nel fumetto non li rispetta.

Sei una fan dei Red Hot Chili Pepers e li hai incontrati a Byblos

Li conobbi anni fa perché erano curiosi di avere una fan libanese. Quando vennero a suonare in Libano li ho portati a fare un giro a Byblos. Siccome faceva caldo, hanno voluto fare un bagno in mare, si sono spogliati e si sono buttati tra le onde. Io non avevo un costume e mi sono buttata in maglietta. Quando siamo tornati verso il centro tutti ci guardavano. Non era molto normale vedere una ragazza con la maglietta bagnata e aderente camminare per strada con ragazzi bellissimi, muscolosi, tutti tatuati e a petto nudo. Ancora rido al solo pensiero.

Come è la scena musicale a Beirut?

Al contrario di quanto si possa immaginare, è molto vibrante. Sono rappresentati tutti i generi musicali, dal rock indipendente all’elettronica, al pop arabo, fino alla musica tradizionale. Il Libano è stato influenzato da moltissimi paesi, tra cui Europa e gli Stati Uniti, questo si riflette nella cultura musicale indipendente che è una sintesi molto interessante tra il mondo arabo libanese e quello occidentale. Tra i gruppi che ritengo più interessanti vi sono, oltre ai Mashrou Leila, i Mountain Bishop. Con la guerra sono arrivati anche molti musicisti siriani, per me i più interessanti sono Hello Psychaleppo e Tanjaret Daghet. Vi sono poi i grandi festival libanesi.

Raphaelle Macaron2Il Libano è conosciuto anche per i suoi festival musicali

I più conosciuti sono quelli di Byblos, Batroum, Baalbeck che ospitano gruppi internazionali di rock, rap, pop. Ogni anno organizzano anche un bellissimo rave di tre giorni di elettronica.

Che rapporto ha il paese con la sua musica tradizionale?

Nell’ampia .diaspora ci sono molte persone che abbandonano le loro tradizioni, ma in Libano direi che siamo più come delle spugne, più che rigettare assorbiamo e mischiamo creando qualcosa di unico.

Tutte le comunità ascoltano la stessa musica?

La borghesia ascolta la stessa musica senza differenza tra cristiani, sciiti o sunniti, tra chi è più povero vi è invece una maggiore aderenza alle tradizioni della propria cultura comunitaria. Ma ci sono eccezioni molto interessanti anche nelle campagne e tra i più poveri. Non è raro che chi sia nato in zone disagiate sogni di fare il rapper e immigrare a Los Angeles.

Ami anche la musica tradizionale?

Amo molto la libanese Fairuz e l’egiziana Umm kulthum.

Ci sono aspettative che un occidentale si aspetta da un artista libanese?

Il rischio di una ricetta in cui si parli della sofferenza del Medio Oriente esiste. Io amo raccontare storie diverse.

 

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