Roberto Mussapi
Every beat of my heart, la poesia

Natale adesso

Auguri a tutti i lettori. Che il nostro pensiero vi raggiunga attraverso la voce e il poetico “battito del cuore” di Roberto Mussapi

È Natale. Esistono tante poesie sul tema, di tanti autori, anch’io ne ho molte di mie. Anzi, sul Natale ho pubblicato libri. Inscritti in una tradizione di poeti emozionati e storditi da quell’evento. Ma vorrei rinnovare i miei auguri ai lettori di Succedeoggi con la stessa lirica che proposi l’anno scorso. Per qualche ragione la sento attuale e giusta. Allora e adesso.
Natale e poesia sono per certi versi sinonimi, un miracolo nella notte, una nascita nella grotta e nel buio, una stella che incanta i pastori analfabeti e i sapienti Magi zoroastriani provenienti dall’antica Persia. Umiltà e visione, abbandono e conoscenza coincidono. Il Natale promette di non esaurirsi mai, scommette sullo stupore, sulla potenza di un evento che cambia il mondo. Ciò può accadere anche nella vita quotidiana, come accade nel cosmo, nella cellula. Natale è la speranza nascosta nella nostra nascita, il suo segreto.
Buon Natale, nascita e rinascita, e, sulla scia, Felice Anno Nuovo. Davvero, il tempo presente rende l’augurio non retorico ma letterale, concreto, come spera di essere la poesia, sempre.

 

Mussapi

Natale, adesso

So che era Natale, tante volte, ma era come

se fosse sempre identico, ricordo

che per anni e anni e anni c’era la neve,

e una volta mio padre mi regalò un cavallo a dondolo,

oscillavo, come se io stessi nevicando.

E un’altra mi regalò un paio di guanti,

foderati di pelo, tenevano caldo,

me li infilò nella mani lui personalmente,

anche se sapeva che non avevo freddo.

Ci furono altri Natali, nella mia vita,

Teresa scoprì la neve come una negra

e anche se non lo soffriva ne soffrì il freddo,

come se fosse un fiato d’asino a scaldarci.

Quando uscì dall’Humanitas c’erano montagne di neve

ma molto vino per resisterle e guardarla,

dalla finestra, come in una palla di vetro.

Poi tutto entrò nelle mie fibre interne,

la notte stellata del presepe e un finto freddo,

e il fuoco non ebbe più bisogno del camino,

fu in me, come lo avevo sognato un tempo.

Scoprii la grotta nel mio cuore accogliente,

e paglia che riluceva come oro filante,

e gente che s’inginocchiava senza saperlo,

come ero io, che guardavo mio padre

non so se ancora vivo o ancora presente,

come fosse lo stesso, rinascendo.

Tutto era identico con neve o senza,

era Natale, non ricordo più niente.

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