Nicola Bottiglieri
All’Università Federico II di Napoli

La fatica di ridere

Uno stuolo di accademici, nel corso di un convegno di letterature comparate, ha analizzato da tutti i punti di vista la comicità (e tutti i suoi derivati) arrivando alla conclusione che ridere è una cosa davvero molto seria

Si è tenuto a Napoli, nell’Università Federico II, un nutrito convegno organizzato dall’Associazione per gli Studi di Teoria e Storia comparata della letteratura,(diretta da Federico Bertoni) appunto Compalit, che ha visto la partecipazione di 125 relazioni, 9 delle quali plenarie, senza contare il pubblico di studenti, professori, giornalisti, passanti occasionali. È stato dedicato a Giancarlo Mazzacurati (scomparso venti anni fa) studioso di scritture ironiche, dissacranti, anticonvenzionali, un maestro per il quale l’ironia era un modo di essere, un modo di guardare e difendersi dal mondo. Un vero maestro di studi e di vita.

Ho partecipato a questo convegno con uno sguardo prevenuto, invece mi sono accorto che parlare del ridere è una faccenda molto seria, soprattutto se l’indagine viene svolta nelle aule di una prestigiosa Università. La risata è infatti una materia così complicata che a studiarla per bene si rischia di diventare una persona seria, accademicamente parlando. Si può “ridere” in tanti modi diversi, e sono tante le sfumature della risata (sia a denti stretti sia a bocca spalancata, con intelligenza o per imitazione) che queste di sicuro superano le famose 99 qualità che hanno i cammelli del deserto.

pulcinella tiepoloA dipanare tanta matassa, si sono messi d’impegno non meno di venti “grandi relatori” (Maurizio Bettini, Gabriele Frasca, Massimo Fusillo, Antonio Gargano, Marina Guglielmi, Vincenzo Maggitti, Stefano Manferlotti, Thomas G. Pavel) i quali in un’ora di tempo hanno presentato le loro indagini sul riso, la parodia o l’umorismo con assoluta competenza, senza cioè far mai ridere nessuno, mentre i più giovani, un centinaio circa, che avevano solo 15 minuti per far vedere quanto erano bravi o quanto avevano capito della lezione dei maestri, hanno disboscato le più intricate foreste della letteratura universale per ricondurre i loro sentieri sulla strada maestra della risata intelligente. Infine alcune relatrici (Daniela Potenza, Monica Ruocco, Fatima Sai) sono state mirabili e coraggiose nello studiare il ruolo della satira nel mondo arabo. Cosa che significa scherzare con il fuoco, che non sempre riscalda, ma più spesso brucia.

Non poteva mancare la televisione ed Enrico Ghezzi, il padre di Blob, nella sezione Immagini che non immagini, ha spiegato le ragioni per cui vale la pena diventare sonnambuli e vedere Fuori orario, tutta la notte, andando poi al lavoro freschi e riposati.

Antonio Scurati ha illustrato un romanzo di Paolo Zanotti, Bambini bonsai, (scomparso nel 2012) prima di dare il premio a lui dedicato, ad un giovane studioso di letterature comparate.

pulcinella luzzatiIo ho cercato di seguire quello che potevo, non capendo molto ma ridendo tanto, dal che ho dedotto come la risata sia una grande famiglia, dove la matriarca, appunto la risata, sia una signora umbratile e dall’oscuro passato, la quale ha due figlie minori, la parodia e la satira, mentre l’umorismo, figlio di primo letto, vive lontano  dalla madre, con la quale ha un complicato rapporto perché lei non gli ha mai rivelato chi sia davvero il padre. Come lo ignorano anche le altre figlie femmine. Intorno a queste figure che vivono nel castello fatato della letteratura gravitano i non-sense, i divertissement, il riso dianoetico (ridere-piangendo) il sarcasmo, il carnevale e tanti altri clientes scrocconi della generosità della famiglia.

Di fronte ad una materia abbondante e spinosa, quindi, gli organizzatori hanno diviso in tre grandi gruppi i lavori. Il primo riguardava le “forme della parodia ed i suoi diversi orientamenti”, il secondo le “forme della satira tra fiction e non-fiction”, la terza infine “la derisione come antinarrazione”.

La relazione d’apertura è toccata a Marina Giaveri, “giovane pensionata”, madrina della comparatistica in Italia, curatrice del volume dei Meridiani Mondadori su Paul Valeryappena uscito. Il suo intervento è iniziato illustrando il manifesto del Convegno che vedeva generose ballerine di Can Can alzare le gonne e mostrare le gambe che, in questo caso, avevano la forma a stivale della penisola italiana. Giaveri ha svelato un mistero che mi accompagna fin da bambino: perché quel grande alzare di gonna delle ballerine, solo per far vedere le gambe? La studiosa che ha curato anche le opere di Colette (scrittrice che fu anch’essa ballerina al salone Margherita Napoli) ha spiegato che la curiosità verso le gonne alzate dipendeva dalle mutande tagliate in mezzo, coulotte fondu, e pertanto il mulinare di nastrini, tacchi e calze a rete era un modo per tenere svegli gli uomini dei café-chantant parigini. Il resto della relazione ha toccato l’opera di Cervantes, di Valery, di Borges dimostrando come la parodia somigli a quelle radici sotterrane che ornano i lati della strada, le quali si insinuano lentamente nell’asfalto, per poi sconvolgere il manto stradale, mandando fuori strada le auto che corrono veloci e spensierate.

commedia dell'arteFra le tante relazioni dei giovani mi ha molto incuriosito quella di Vincenzo Salerno, il quale ha parlato delle “Commedie” di Dante: riscritture parodiche nella letteratura illustrata contemporanea. Secondo lo studioso, la Commedia è l’opera che ha subito più riscritture parodiche di altre, non solo con le parole, ma anche con fumetti di Jacovitti, Disney, il manga di Go Nagai, ecc., arrivando fino ai video giochi, alle trasposizioni cinematografiche, alla pubblicità, ai gadget, ecc. Come a dire che se ami un’opera, non puoi fare altro che prenderla in giro. Alla fine dei tre giorni sono uscito leggendo quello che era scritto all’inizio del convegno, ossia la legge di Murphy “Chi ride per ultimo probabilmente non ha capito la battuta”. È quello che è successo anche a me, scrivendo queste righe.

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