Erminia Pellecchia
La manifestazione di Paestum

La storia in vetrina

La “Borsa mediterranea del Turismo archeologico” è un'occasione annuale per capire come l'Italia mette in mostra i suoi tesori. Da Expo al Giubileo, sarà l'anno della svolta?

La svolta di Paestum: si può riassumere così il bilancio della Borsa mediterranea del Turismo archeologico svoltasi, come da tradizione, nella quinta suggestiva ed evocativa dell’antica Posidonia. E non solo per i diecimila visitatori che, malgrado il maltempo, hanno hanno affollato dal 29 ottobre al primo novembre i cento stand (venti quelli esteri, Paese ospite, l’India) della storia in vetrina, o i trenta buyers europei (li ha selezionati l’Enit) che hanno valutato le offerte dei “pacchetti culturali”. Il salone espositivo della bellezza, ideato e organizzato 18 anni fa dalla Leader di Ugo Picarelli, ha dimostrato di essere, oltre che luogo di incontro, dialogo e scambio di idee ed esperienze internazionali, piattaforma di strategie economiche ed occupazionali, stabilendo le linee guida della buona politica in tema di valorizzazione e “sfruttamento” del patrimonio storico-artistico e paesaggistico nazionale.

Il momento più significativo di questa manifestazione targata Unesco – veramente unica nel pianeta – è stato infatti la seduta straordinaria del Consiglio superiore del Ministero per i beni culturali e paesaggistici per la prima volta in assise fuori dalle mura del Collegio romano. L’approvazione della mozione “Il Patrimonio culturale e lo sviluppo del Mezzogiorno” è importantissima e l’augurio è che dia i suoi frutti se effettivamente troverà la sua attuazione nel patto Stato-Regioni su gestione e risorse, umane e finanziarie. In ballo ci sono 500 milioni di euro di finanziamenti comunitari, ultima spiaggia per un Sud che deve dimostrare di essere propositivo e non più piagnone. «Il tema del Meridione – ha ricordato Antonia Pasqua Recchia, segretario generale del Mibact – è inscindibile dalla programmazione Ue e le amministrazioni devono impegnarsi a fondo per utilizzare appieno strumenti che rappresentano una svolta importante insieme all’incremento dei fondi del nostro ministero con la legge di stabilità e il ritorno di un nutrito numero di nuove assunzioni». Un concetto ribadito dal presidente del Consiglio nazionale Giuliano Volpe: «Il rilancio del turismo è un fattore di crescita economica e culturale ed è in cima all’agenda del governo. Per i territori del sud il patrimonio culturale ed il paesaggio sono non solo elementi fondanti della propria identità, ma anche potenziali potenti strumenti di miglioramento della qualità dello sviluppo economico sostenibile e per la creazione di opportunità di lavoro qualificato, in particolare per i tanti professionisti dei beni culturali formati nelle nostre Università».

Potenzialità, purtroppo, ad oggi ancora non pienamente utilizzate ed ecco, quindi, l’invito al governo «ad avviare percorsi di valorizzazione del patrimonio culturale in connubio con la tutela» ed alle regioni meridionali «alla rapida adozione dei Piani paesaggistici territoriali». Il diktat: «Incentivare percorsi di collaborazioni tra le istituzioni e proseguire nel percorso avviato per la migliore gestione del Programma operativo nazionale Cultura, in connessione con i Programmi operativi regionali». Ottimo manifesto, ma alle intenzioni seguiranno i fatti? Da considerare, inoltre – e non è poco – la corsa contro il tempo, giacché mancano poche settimane alla consegna dei progetti comunitari. Vincenzo De Luca, lancia un altro allarme: «Sarà tutto inutile se non si interviene su servizi e infrastrutture, da sempre il male del Mezzogiorno». A che serve promuovere un sito se non lo si può raggiungere? Il neo eletto governatore della Campania insite: «Si chiamano fondi strutturali e allora investiamoli con interventi coordinati sul territorio come potenziare l’alta velocità ferroviaria, l’aeroporto di Pontecagnano alternativo a Capodichino, la manutenzione viaria e mettere fine a problemi gravissimi come i rifiuti, la malasanità, l’erosione marina, il degrado ambientale e il dissesto idrogeologico».

paestumIl 2015 segna la stagione d’oro per il turismo culturale in Italia, complice l’effetto Expo che ha accelerato il ritorno del Belpaese come meta di viaggio, fenomeno positivo avviatosi già l’anno precedente. Dai dati del Touring leggiamo un ottimistico +5,5% con 28, 9 milioni di turisti che da gennaio ad agosto hanno visitato gli attrattori italiani per introiti pari a 102,5 milioni. Nella top, trenta i musei più visitati, di cui ben dodici del segmento archeologia. Toccati, indubbiamente, quelli del sud, ma marginalmente. Le tappe prevalenti continuano ad essere Venezia, Firenze e Roma con una toccata e fuga sull’asse Napoli-Pompei-Capri. Eppure, secondo uno studio del Srm il valore aggiunto turistico meridionale è di 17.453 milioni di euro, occorre un piano, dunque, per intercettare le presenze anche in vista della prossima occasione di movimento internazionale legata al Giubileo. C’è chi si sta attrezzando come il Lazio che proprio alla Borsa ha presentato con Gianni Bastianelli, direttore dell’Agenzia regionale del turismo, Alfonsina Russo, soprintendente per i Beni archeologici del Lazio e dell’Etruria meridionale, e l’assessore alla cultura Urbano Barberini, i lavori in corso sugli itinerari religiosi, in particolare la via Francigena di San Francesco e San Domenico: musei ed aree in rete, video promozionali in 3D, guide multilingue anche in russo, cinese e giapponese, incentivi per i privati ad adibire rifugi e country house per i pellegrini.

Il Sud è ancora una volta in ritardo, ma punta sull’energia e lo sprint dei giovanissimi neo direttori dei musei archeologici autonomi: Eva degl’Innocenti (Taranto), Carmelo Malacrino (Reggio Calabria), Paolo Giulierini (Napoli) e Gabriel Zuchtriegel (Paestum), giovani archeomanager preparati e, cosa che si avverte vedendoli e ascoltandoli insieme, affiatati. Consapevoli delle difficoltà di fatto e dell’eredità pesante come la penuria di soldi e personale; nello stesso tempo fiduciosi nella costruzione del nuovo. Stimolati dal direttore del Mattino, Alessandro Barbano, i quattro moschettieri della cultura hanno confessato al pubblico della Bmta dubbi e speranze. «Siamo in stretto contatto e c’è un continuo scambio di idee», rivela Giulierini, sottolineando l’efficacia di fare squadra, mettendo alle spalle l’individualismo. Minimizza su contrasti e polemiche con Soprintendenze e sindacati, conquista il placet di Adele Campanelli, soprintendente Archeologia Campania, e di Mariella Utili, soprintendente del Polo museale della Campania. «Le risorse le attingeremo dalle biglietterie e da sponsor privati», dice la Degl’Innocenti che strizza l’occhio ad Art Bonus. Confida sulla comunicazione Malacrino, disponibile a far girare i suoi tesori, capolavori del rango dei Bronzi di Riace, come biglietto da visita nel mondo e che, dopo Expo, guarda con attenzione alle Olimpiadi. La proposta che da subito convince viene, però, da Zuchtriegel che, da tedesco vive l’Italia con lo sguardo e l’anima degli intellettuali del suo Paese che “inventarono” tra Sette-Ottocento al Grand Tour. La soluzione è a portata di mano: ripercorrere le strade dei grand-touristes dalla Campania alla Sicilia. Con percorsi 2.0 da scaricare sui social application e itinerari personalizzati. Cuore, chiaramente, la Paestum celebrata dal suo amato Goethe e per il parco archeologico ha già la ricetta. «Il decreto Franceschini ha ampliato il perimetro di visita inserendo l’ex fabbrica Cirio edificata sui resti del santuario di Afrodite. L’opificio sarà un museo moderno e funzionale che esporrà tutte le rilevanti testimonianze custodite oggi nei depositi, per il restyling penso ad un architetto di fama mondiale».

palmira3La Borsa è memoria e futuro, è riconoscimento a chi opera per la difesa dei beni culturali, è vademecum per i giovani che vorranno dedicarsi alla salvaguardia del patrimonio culturale, è proiezione delle tecniche d’avanguardia che possano aggiungere appeal a gemme già di sicura attrattiva. E, se la formazione e l’innovazione sono stati fili conduttori della quattro giorni, il momento più coinvolgente è stato l’assegnazione dell’“Archaelogical Discovery Award Khaled al-Asaad”, dedicato all’eroico studioso siriano, direttore per quarant’anni degli scavi di Palmira, «assassinato – dichiara l’archeologo Paolo Matthiae, direttore fino al 2014 della Missione archeologica in Siria della Sapienza – nel più abominevole dei modi dai fanatici dell’Isis». Ospite e testimone Mohamad Saleh, ultimo direttore del Turismo della rosa del deserto oltraggiata e massacrata. «Per esaurire l’effetto distruttivo dei terroristi ci vorranno tre generazioni», dice tra la commozione generale. C’è ben poco da fare, se non salvare il salvabile.

«L’Unesco – annuncia Mounir Bouchenaki, consigliere speciale dell’organismo di tutela – sta costituendo una Croce Rossa internazionale che si occupi dei siti e dei musei nei territori oggetto di conflitto. Abbiamo già costituito una task-force che lavora a stretto contatto con le grandi ditte di vendita di opere d’arte per stilare un codice etico di controllo sulla provenienza dei reperti per cercare di limitare il mercato nero. Vogliamo inoltre organizzare un atelier per gli archeologi siriani fuggiti per formare degli specialisti che potranno lavorare al restauro del loro patrimonio». Il premio è andato all’archeologa greca Katerina Peristeri, autrice della notevolissima recente scoperta della principesca tomba di ellenistica di Amphipolis nell’antica Macedonia. È quella di Alessandro o del suo fido Efestione? «È probabile che il personaggio sepolto sia stato uno di quegli illuminati compagni del grande macedone favorevoli all’incontro tra genti dell’Ellade e dell’Asia – stigmatizza Matthiae –. In tempi come questi in cui sempre più minaccioso emerge lo spettro del prevalere dell’idea dello scontro, rispetto a quello dell’incontro, delle civiltà, è di buon auspicio premiare la scoperta della tomba di chi, più di due millenni fa, operava perché l’incontro prevalesse sullo scontro».

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