Furio Terra Abrami
Italia, 13 novembre 2015

Il sangue di Rimbaud

Charleville un tempo era famosa solo perché vi era nato Rimbaud. Oggi abbiamo imparato a conoscere la sua disperazione e la sua violenza. Quanto ci metteremo per abituarci a questa nuova vita?

In questi giorni, ovviamente, si sono sprecati i commenti e anche le banalità sui tragici avvenimenti di Parigi. Tutto comprensibile e naturale, per carità!… nessuno è così snob da trovare insopportabile quella che è una delle reazioni più umane (e necessarie). Pure tra i tanti commenti in cui si sprecava ora un inguaribile odio di tipo vagamente paranoide e bellicoso (almeno a parole… e magari anche parole ben scritte e fascinose… ma malate … “fissate”, che – spacciandosi per il contrario – si dimostrano in realtà ideologicamente intransigenti , presuntuose e dogmatiche ), ora un indecifrabile supponenza di chi si sente in grado di spiegare all’inclito e al popolo le vere cause profonde che muovono il corso della Storia e dei suoi avvenimenti , i veri retroscena che tutti gli altri (i tapini!) ignorano, e che ora ve-lo-rivelo-io-come-stanno-le-cose….

… pure, dicevo, in mezzo a questa ridda ho tanto apprezzato le parole oneste e profonde che ha scritto qui Nicola Fano, richiamandoci alla prudenza e all’umiltà con cui tutti dovremmo muoverci – e pensare – prima di tranciare e poi lanciare stupidi giudizi più o meno definitivi, più o meno apocalittici.

Mai come in questo momento il corso degli avvenimenti storici e politici ed economici che si svolge sotto i nostri occhi e nelle nostre vite è complesso, difficilissimo da decifrare e richiede un approccio profondamente umile da parte di chi, palesemente, non ha gli strumenti adeguati per capire quel-che-succede : mai come in questo momento il cambiamento in atto nella nostra vita e in quella di tutto il pianeta, richiede complessità, profondità, e prudenza.

Charleville un tempo era famosa solo perché vi era nato Rimbaud. Ora si vedono i suoi viali, i suoi alberelli stenti in mezzo a quei caseggiati anonimi, perché in quei luoghi pare trovi rifugio o sia passato il capo del commando che ha fatto quel-che-ha-fatto pochi giorni fa a Parigi. Quelle strade e quei paesaggi un tempo evocavano poesia, musica e profondità e anima… ma anche – bisogna ricordare – dolore, tormento e colpa accompagnavano sempre quel mondo.

Guarda ora queste immagini di quelle strade, così insignificanti e fredde e vuote per noi … così prive di identità, di personalità. Certo, prima o poi impareremo (non io, non noi credo… troppo presto ancora) a trovare anche lì quello che cerchiamo, quello senza il quale non si può vivere…

E, infatti, sono immagini in realtà più chiare, meno oppressive. Ma sembrano ancora senza anima.

Così ci troviamo per il mondo.

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