Angela Di Maso
Ritratto d'artista

Il mio teatro è sogno

«Per fare l'attore servono curiosità, umiltà e coraggio. Soprattutto il coraggio: un coraggio da esploratore transoceanico». Parla Giovanni Scifoni

Nome e cognome: Giovanni Scifoni.

Professione: Attore.

Età: 39.

Da bambino sognavi di fare l’attore? Una signora del palazzo faceva lezione di recitazione a tutti i bambini del condominio, eravamo un condominio popolare. La mitica Elisabetta Arduino. Poi con la mia famiglia ci siamo trasferiti dall’altra parte di Roma e ho smesso di pensarci, ero guarito. Poi però ho avuto una ricaduta. Come la malaria: una volta che la contrai non te la togli più.

Cosa significa per te recitare? Ribellarsi alla tirannia della mente che vorrebbe farci credere che la fantasia è superiore alla realtà, che le immagini da lei pensate saranno sempre più efficaci delle forme a cui la nostra voce e il nostro corpo danno vita: a volte quando si recita bene, può succedere il contrario, ed è sorprendente. Questo è recitare: smettere di inseguire i sogni, ma esserci nel sogno, viverlo, obbedire alle sue regole, reagire ai suoi stimoli.

Il tuo film preferito? Mary Poppins.

Il tuo spettacolo teatrale preferito? Non è la cosa più bella che ho visto ma il lavoro che mi ha colpito di più, per varie ragioni: Peer Gynt di Ibsen allestito da Ronconi.

Qual è l’attore da cui hai imparato di più? Ugo Tognazzi.

Qual è il regista da cui hai imparato di più? Ingmar Bergman.

 Il libro sul comò:L’Assommoire di Zolà.

La canzone che ti rappresenta: La libertà di Gaber.

giovanni scifoni4Descrivi il tuo giorno preferito. 14 agosto 2006: nascita del nostro primo figlio, Tommaso. La straordinaria sensazione di tornare a casa la sera io da solo, dopo il parto di Lilla, entrare nella casa vuota, silenziosa e mettersi nel letto a guardare il soffitto, e sapere che quella casa non sarà mai più vuota.

Prosecco o champagne? Champagne.

Il primo amore, lo ricordi? Il primo per il quale ho sofferto? Certo. Ovviamente non corrisposto.

Il primo bacio: rivelazione o delusione? Delusione, ero troppo concentrato a non deludere il tifo dei miei compagnetti di banco.

Strategia di conquista: qual è la tua? Fare le cose sbagliate al momento sbagliato.

Categorie umane che non ti piacciono? La mancanza di curiosità. La tifoseria ideologica. La paura della solitudine.

Classifica per sedurre: bellezza, ricchezza, cervello, humour. Esattamente al contrario di come l’hai scritta tu. L’aspetto fisico è chiaramente all’ultimo posto, da sempre.

Il sesso nobilita l’amore? O viceversa? L’amore restituisce significato al sesso.

Meglio le affinità elettive o l’elogio degli opposti? Meglio non dover litigare sempre, dopo un po’ è stancante.

Costretto a scegliere: cinema o teatro? Ho poco tempo libero, serate libere sempre più rare, a qualcosa ho dovuto rinunciare, al teatro no.

C‘è qualcosa che rimpiangi di non avere detto a qualcuno? Avrei voluto chiedere a Giuliano Vasilicò di raccontarmi dettagliatamente la sua vita. Eravamo amici, ma ci frequentavamo poco, soprattutto a causa mia.

Shakespeare o Beckett? Shakespeare.

giovanni scifoni1Qual è il tuo ricordo più caro? Giocare a golf con la pallina di carta sul treno Roma-Viterbo insieme a Cosma, prendevamo quel treno quasi tutti i giorni per un anno, e ogni volta giocavamo a golf.

E il ricordo più terribile? La telefonata di Antonello che mi dice: passami Graziella. E sento Graziella che prende la cornetta e urla: Cosa? È morto Emilio?

L’ultima volta che sei andato a teatro, cos’hai visto? Hotel Crab della Trukitrek puppet company, bellissimo.

Racconta il tuo ultimo spettacolo. Guai a voi ricchi (papà era cattocomunista): raccontando il cattocomunismo in Italia e nella mia famiglia cerco di torturare il pubblico con domande scomode e assillanti, domande sul senso del male, sul senso del perdono, a che servono i cattivi? Perdonare è vile?

Perché il pubblico dovrebbe venire a vederlo? Perché sono domande che chiunque si è posto almeno una volta nella vita. Perché è possibile porsi queste domande ridendo, così come si può ridere della morte, come si ride quando scopri di aver sbagliato tutto nella vita ma che sei ancora in tempo per cambiare.

Il mondo del teatro è veramente corrotto come si dice? Esiste ancora il “mondo del teatro”?

Come e dove ti vedi tra cinque anni? Fortissimo.

La cosa a cui nella vita non vorresti mai rinunciare. Prendere la comunione.

Quella cosa di te che nessuno ha mai saputo (fino ad ora). Ho scritto una lettera due anni fa che devo ancora spedire a un amico.

Piatto preferito: Spaghetti al sugo. E disprezzo quelli che dicono “al pomodoro”. Il sugo è solo di pomodoro.

Le scuole di recitazione servono o quel che conta è avere fortuna? Per un certo tipo di attori le scuole sono fondamentali, per altri sono deleterie. Comunque tutti quanti usciamo dalle scuole di recitazione un po’ peggio di come siamo entrati, i primi tempi; poi se hai talento piano piano migliori, e metti a frutto quello che hai imparato. Per questo è importante fare le scuole molto presto, farle da adulti non ha senso.

C’è parità di trattamento nel teatro tra uomini e donne? No. Per le donne è durissima. Se poi vogliono fare un figlio è una tragedia.

Mai capitato di dover rifiutare un contratto? Per forza.

Di lasciarti sfuggire un’occasione di lavoro e di pentirtene subito dopo? No. Mi sono spesso pentito di aver detto sì.

Quale ruolo ti sarebbe piaciuto interpretare nel cinema? Un extraterrestre depresso.

Quale ruolo ti sarebbe piaciuto interpretare in teatro? Peer Gynt.

Da chi vorresti essere diretto? Marco Bellocchio.

Tre doti che bisogna assolutamente possedere per poter fare l’attore. Curiosità, umiltà, coraggio, soprattutto il coraggio, un coraggio da esploratore transoceanico.

Tre difetti che non bisogna assolutamente avere per poter fare questo mestiere. La sordità spirituale, la pigrizia di chi si accontenta, la vanità che ti rende schiavo del consenso degli altri.

giovanni scifoni2Cosa accadrebbe all’umanità se il teatro scomparisse? Il teatro non può sparire, possono sparire i teatri, le compagnie, ma non il bisogno dell’uomo di raccontarsi e il bisogno dell’uomo di uscire di casa per andarsi ad ascoltare. Sicuramente il teatro per come lo concepiamo ora sparirà a breve, ma nascerà qualcos’altro, non aver paura.

Gli alieni ti rapiscono e tu puoi esprimere un solo ultimo desiderio. Quale? C’è posto sull’astronave anche per Lilla?

La frase più romantica che ti sia capitato di dire in scena. «Ci rivedremo, un giorno ci rivedremo» da I fratelli Karamazov.

La frase più triste che ti sia toccato di dire in scena. «Che pena l’umanità» dal Sogno di Strindberg, è una battuta della Figlia, ma la dicevo io.

Dimentichi le battute: graziato o condannato? Se hai un minimo di professionalità, nessuno se ne accorge quando dimentichi una battuta; se sei cialtrone ammicchi al pubblico e ti sbrachi confessando l’incidente, scatta sempre l’applauso, al pubblico piace molto essere compassionevole. Come quei comici sleali che ridono quando fanno le battute, il pubblico gli ride appresso per compassione.

Cosa vorresti che la gente ricordasse di te? Quando sarò morto? Spero che non addebitino ai miei figli i danni che ho fatto.

Hai mai litigato con un regista per una questione di interpretazione del personaggio? Litigo con tutti quei registi che vedono solo il personaggio che si sono immaginati e non l’attore che hanno davanti in carne ed ossa. Fanno così perché non sono curiosi.

Se potessi svegliarti domani con una nuova dote, quale sceglieresti? Un po’ più di aggressività; ho molta paura dello scontro, paura di prendere le botte.

Se potessi scoprire la verità su te stesso o sul tuo futuro, cosa vorresti sapere. Mi piacerebbe sapere che i nostri figli siano felici. È la cosa più sincera che ti posso dire.

giovanni scifoni3Se sapessi di dovere morire, che cosa cambieresti nella tua vita? Ma questo lo so già adesso, perché usi il congiuntivo? Sapere di dover morire è l’unico modo per vivere in pienezza. Vivere oggi sapendo che domani potrei crepare, se non pensassi così combinerei solo cavolate.

Che cosa è troppo serio per scherzarci su? Nulla. L’ironia è ciò che ci rende diversi dalle bestie è la prima facoltà mentale che perdiamo quando ci becchiamo una malattia degenerativa come l’Alzheimer. Non dobbiamo aver paura dell’ironia, mai, neanche quando colpisce le categorie deboli, emarginate, perché anzi, se adoperata con garbo e intelligenza accelera i processi di emancipazione: nel 1971 in Jesus Christ Superstar, Giuda era Carl Anderson, un nero. Da piccolo sono stato ferocemente sfottuto perché basso, perché cattolico, perché il mio cognome è uguale a un agenzia di pompe funebri. Devo molto agli amici che mi hanno sfottuto. Ma non tutti giustamente apprezzano, ultimamente a causa di questa mia consuetudine ho offeso una collega, e mi dispiace.

Progetti futuri? In questo momento sono sul set con Gigi Proietti per la serie Una pallottola nel cuore 2, sto scrivendo i nuovi monologhi per la seconda stagione del programma tv Beati Voi con Alessandro Sortino, e cerco di trovare il tempo per scrivere un nuovo spettacolo. Vorrei andare un po’ in montagna.

Un consiglio ad un giovane che voglia fare l’attore. Sei proprio sicuro che hai voglia? Ho conosciuto troppi colleghi a cui non piace recitare, ma che non hanno il coraggio di confessarlo a se stessi, e si soffre come cani se non ti piace veramente, perché il palcoscenico si vendica quando non si sente desiderato, il palcoscenico è un amante geloso. Cerca di capire prima di tutto questo: ami veramente il teatro o gli sbavi dietro come con la ragazzina più bella del liceo, quella che piace a tutti? Guarda che il mondo è pieno di ragazze, magari anche più carine, e con molti meno pretendenti.

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