Roberto Mussapi
Every beat of my heart, la poesia

Tenera è la notte

Michelangelo poeta non è meno grande del Michelangelo della Sistina, della Pietà e di tutti i capolavori di cui è stato artefice. Come questi versi sulla notte - che hanno fatto scuola - dimostrano…

La grandezza assoluta della Sistina, delle Pietà, di tutti i capolavori di Michelangelo può indurre e ha indotto a leggere come minore la sua opera poetica. Io credo invece che Buonarroti sia uno dei grandi poeti italiani, uno dei grandi di ogni tempo. La lingua poetica di Michelangelo Buonarroti è densa, come lottante con la pietra, scalpellante la materia per polirla e farne brillare l’anima celata. Ma mentre Michelangelo scultore polisce e trae la forma pura e assoluta levando tutta la materia che la nascondeva coprendola, i suoi versi mantengono la durezza dell’oggetto, rappresentano l’agone dell’anima, piuttosto che sancirne il trionfo. È, la sua, poesia agonica, e agonistica.
Notte, tempo dolce seppur aspro, riposante anche se buio, assalta, prendi, fai tua ogni fatica quotidiana. Vede e intende bene chi ti esalta, e chi ti esalta mostra intelletto “intero”, cioè comprensione della realtà nel suo insieme. Notte, che adombri la morte, grazie a cui si placa ogni miseria nemica dell’anima e del cuore, notte, ultimo e buon rimedio per chi è afflitto (il buio, l’oblio, l’uscita dal tempo, il sogno), tu rendi sana la nostra carne inferma, disincarnandola nella vita incorporea del sogno, asciughi con il buio e l’oblio ogni pianto e lenisci ogni fatica, e porti via, a chi vive sanamente, ogni ira, ora tedio.
Michelangelo rivive come gli antichi la potente realtà del regno del buio, come la vissero gli egizi e gli anonimi autori arabi delle Mille e una notte. Esaltando la realtà notturna come generatrice di sogno, fonda un prototipo ripreso da una grande linea della poesia d’Occidente, dal famoso sonetto di Foscolo in cui la sera è preludio all’assoluta quiete notturna, alle strazianti interrogazioni lunari di Leopardi, agli Inni alla notte di Novalis, alla notte in genere nel grande romanticismo, notte concepita non come sede del buio e madre dell’incubo, ma interruzione del fluire del tempo, immersione in un misterioso oltretempo necessario al passaggio futuro, alla nuova alba. Come riassume esemplarmente un verso di un grande del nostro tempo, Mario Luzi: «La notte lava la mente».

 

 

Michelangelo

O notte, o dolce tempo, benché nero,

con pace ogn’opra sempr’al fin assalta;

ben vede e ben intende chi t’esalta,

e chi t’onor, ha intelletto intero.

Tu mozzi e tronchi ogni stanco pensiero

che l’umid’ombra e ogni quiet’appalta,

e dall’infima parte alla più alta

in sogno spesso porti, ov’ire spero.

O ombra del morir, per cui si ferma

ogni miseria a l’alma, al cor nemica,

ultimo delli afflitti e buon rimedio;

tu rendi cara nostra carn’inferma,

rasciughi i pianti e posi ogni fatica,

e furi a chi ben vive ogn’ira e tedio.

Michelangelo Buonarroti

(Da Rime)

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