Vincenzo Nuzzo
I classici e la cronaca

Tolstoj e i migranti

L'osmosi dei popoli e il dramma della migrazione letti con le armi di "Guerra e Pace”: Tolstoj ci offre una lettura essenziale, semplice, ma non banale, delle nostre tragedie di oggi

Nel 1856, in Guerra e Pace, Lev Tolstoj rileggeva il complessivo fenomeno della guerra franco-russa (scatenata dall’invasione napoleonica). E la sua lettura rovesciava radicalmente le interpretazioni correnti degli storici. Interpretazioni unanimi e dotte, eppure terribilmente superficiali. La sua era invece la tipica iper-sensibile lettura del genio. Poco ragionevole e molto visionaria, ma con probabilità ben maggiori di avvicinarsi al vero. La storia infatti non può essere letta senza un certo spirito visionario. E così egli proponeva una lettura del fenomeno ben più profonda ed elementare di quelle usuali. Elementare significa quindi qui l’esatto contrario di superficiale.

E ciò che Tolstoj vide, al di là degli eventi della guerra, era esattamente la realtà di un’immane migrazioni di popoli. Come tale assolutamente necessaria, cioè ineluttabile, cioè inarrestabile. Proprio come la «fiumana rivoluzionaria» poi osservata da Hannah Arendt (Sulla rivoluzione).

migranti ungheria3Moltissimi anni fa (verso la fine degli anni ’70), cogliendo nell’aria segnali allora invisibili (eppure presenti) ‒ nel mentre pensavo ad un possibile racconto di fanta-politica ‒, entravo in sintonia con lo stesso fenomeno di oggi. Ossia quello di una Grande Migrazione, che nello stesso tempo è anche (inevitabilmente) una Grande Invasione. Il cui simbolo mi sembrò essere la trasformazione in moschea della napoletana Piazza Plebiscito. Insomma, allora come oggi, l’Islamismo e l’Arabismo dominavano completamente la scena delle angosce storiche europee.

Ebbene, il possibile perché dell’intuizione di allora è lo stesso dell’ipotetica intuizione di adesso.

È l’elementare, semplicissimo, processo chimico-fisico dell’osmosi (Tolstoj si appellava a leggi naturali di questo genere per spiegare l’ineluttabile necessità del fenomeno). In quegli anni l’Europa era già definitivamente ricca, cioè iperconcentrata in beni materiali. E, secondo il principio dell’osmosi, una soluzione iperconcentrata in soluti sempre richiama liquidi da una soluzione meno concentrata attraverso l’interfaccia membranosa che le separa. Nel caso dell’Europa ed il paesi del Terzo Mondo, tale interfaccia è ideale e non materiale, ma esiste lo stesso. Pertanto vi sono tutte le premesse per il verificarsi di un processo del genere. E lo scopo del processo non è altro che lo stesso di quello chimico-fisico, ovvero la necessità che si raggiunga di nuovo un equilibrio. Equilibrio che, se era necessario allora, in un mondo ancora relativamente stabile, è mille volte più necessario adesso in un mondo ormai affatto stabile.

La Grande Migrazione è dunque ineluttabile almeno quanto lo è il raggiungimento di un nuovo Grande Equilibrio. Senza il quale noi stessi decisamente sentiamo sempre più di non poter vivere. Tutti ! ‒ quelli del primo, del secondo e del terzo mondo.

migranti-ungheria2Io credo che si possa e forse addirittura si debba leggere gli eventi attuali in un modo così estremamente semplice. In forza del quale poi si potrà ed anche si dovrà riconoscere che le voci levatesi intorno agli eventi attuali hanno tutte insieme ragione e torto. Hanno ragione le voci umanitarie (in testa alle quali quella religiosa di Papa Francesco), che fanno appello all’accoglienza indiscriminata, e con essa ad una sorta di santa ingenuità. Ed hanno ragione però anche le voci anti-umanitarie (in testa alle quali quelle del nazionalismo europeo o anche dell’intolleranza pro-localista),  che fanno appello al rigetto di ogni accoglienza, e con esso ad una dura severità ma  saggiamente preveggente. È vero insomma che non si può proprio non prestare ascolto al grido di aiuto di gente che non avrebbe intrapreso il folle viaggio se non si fosse trovata in condizioni più che disperate. Ed è vero anche che un’invasione è un’invasione, con tutte le conseguenze di un fenomeno del genere. Nessuna esclusa! Incluso lo sfruttamento della pietà da parte di gruppi di violenti i quali spietatamente progettano un’occupazione militare del territorio che invece, senza pietà, sarebbe stata impossibile. La Roma prossima al crollo conobbe un fenomeno in qualche modo simile con la sollevazione e l’organizzazione militare di interi popoli schiavizzati ma ormai da tempo ammessi entro i confini dell’impero. Del resto pensatori non conformisti come Carl Schmitt e Cioran ci hanno da tempo avvertito circa il moventi reali dell’agire politico naturale dell’uomo. Quella da loro indicata è pertanto una realtà molto difficile da negare.

Ma la lettura elementare, nel mentre da insieme ragione e torto alle opposte voci, anche le supera. Essa ci parla infatti di un destino ineluttabile per l’Europa. Quello della perdita della sua iper-concentrazione di beni (o anche soluti) e ciò proprio per mezzo della masse liquide (migranti) che inevitabilmente la diluiranno. Significa che siamo destinati a perdere la nostra ricchezza ed il nostro privilegio. La Grande Migrazione o Grande Invasione non sarà fermata. Lo impedisce quella cultura politica che, come sottolineato decenni fa da Carl Schmitt, non è più in alcun modo capace di agire secondo le leggi naturali della politica stessa (e ce l’ha ricordato recentemente anche Angelo Panebianco sul Corriere della Sera). Giusto o sbagliato che sia, è cosa questa che non conviene qui discutere.

La diluizione comunque avverrà. E questo è però in fondo del tutto giusto che sia. Non lo esigono forse i molteplici segnali di una disintegrazione degenerativa della nostra società dovuta proprio ad un processo di ipertrofia che ha ormai raggiunto limiti insopportabili? E non siamo noi europei stessi le prime vittime di questo processo, sebbene con esso anche ampiamente complici? E volenti o nolenti, non ci è forse necessario un salutare regresso? Una salutare de-complessissazione. Una vitale deflazione dell’attuale caotico assetto ipertrofico? Non abbiamo forse un disperato bisogno di tutto questo? E dunque è tutto vero. È vero (come stato ricordato citando Tacito) che la speranza deve sempre essere più forte della paura. È vero che i migranti sono per l’Europa una «risorsa» ed una «ricchezza». Ed è vero anche che non è possibile pensare che l’Europa intera ed i piccoli e grandi luoghi da essa contenuta possano assorbire un tale flusso migratorio senza dover rinunciare in modo estremamente doloroso ed anche ingiusto al diritto vitale che ogni popolo ha a conservare la propria stabilità.

migranti ungheria4Ma tutto ciò è vero per motivi ben più profondi e mortalmente seri di quelli che a prima vista si profilano in superficie. È vero questo e quello (quella affermazione ed il suo esatto contrario) perché ormai abbiamo un disperato bisogno di soffrire, di dimagrire, di perdere strati protettivi, di diventare poveri e nudi. Come è sempre accaduto nella storia nella invasioni, proprio questa è la ricchezza che i migranti ci porteranno. Gli imperi nascono, si espandono e conservano i proprio confini solo finché un’occulta e complessa costellazione ne avallano la necessità. Poi si sgretolano e si dissolvono in un soffio, in un nulla. Sic transit gloria mundi! Ed i mondi vengono creati sempre attraverso la violenta fusione delle stelle.

Dunque il senso degli eventi attuali è nello stesso tempo profondissimo e semplicissimo. Proprio come tale dolorosamente sobrio. Elementare! Esso consiste nella Necessità (Ananke ed anche Pronoia) nella sua più radicale e severa, ma anche pietosa, formulazione. Il fenomeno, come ai tempi di Tolstoj, non è razionalizzabile, ovvero non è comprensibile alla luce di alcun genere di «buon senso». Faremmo dunque meglio a stare zitti ed a contemplare (magari in ginocchio) la maestà tragica degli eventi che ci stanno toccando. Magari, hai visto mai, anche pregando…!

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