Lidia Lombardi
La Domenica: itinerari per un giorno di festa

L’estate dei papi

Il buen retiro dei pontefici è ora raggiungibile con un trenino che va dalla Stazione Vaticana ad Albano. Aperto al pubblico da Papa Francesco, con il Palazzo Apostolico, i Giardini e la Fattoria assicura emozioni a chi lo visita. E le prenotazioni fioccano...

Lo chiamano “L’Altro Vaticano”. È il complesso delle ville pontificie di Castel Gandoldo dove dal Seicento i papi vanno in villeggiatura. Dal balconcino del Palazzo Pontificio si sono affacciati per quattro secoli la domenica a mezzogiorno, per l’Angelus estivo. Qui sono tornati alla casa del Padre Pio XII e Paolo VI. Qui, ancora, sono venuti Bush senior e junior, poi Arafat. E c’è stato lo storico incontro tra due pontefici, l’emerito Benedetto XVI e l’attuale “regnante”, Francesco. Solo che Bergoglio non va in ferie. Né a Castel Gandolfo né in nessun altro posto. Lo stile austero, “povero”, che ha voluto dare al proprio pontificato snobba qualsiasi agio o piacere. No al regale e smisurato appartamento pontificio in Vaticano, no alla lussuosa vettura di rappresentanza, sostituita nel viaggio in Usa da una Cinquecento Fiat, no, infine, alla villa sul lago di Albano. Ma qui il Santo Padre argentino ha voluto comunque lasciare un’impronta della sua presenza.

Castel Gandolfo papiRacconta Antonio Paolucci, il decano degli storici dell’arte, già ministro per i Beni Culturali e dal 2007 Direttore dei Musei Vaticani: «Papa Francesco mi ha detto: io ho troppo da fare, non posso andare a Castel Gandolfo. L’altr’anno abbiamo aperto al pubblico i giardini delle Ville Pontificie, adesso facciamolo anche per il Palazzo Apostolico. Il Giubileo è una bella occasione». Ce lo dice mentre un treno storico, locomotiva a vapore del 1915, carrozze degli anni Trenta compresa quella “presidenziale”, sferraglia sbuffando verso la cittadina con vista sul lago. La tratta è eccezionale: parte dalla Stazione Vaticana, che per la prima volta dai Patti Lateranensi apre al pubblico e innesta i suoi binari su quelli delle Ferrovie dello Stato, che incontra alla stazione di Roma-San Pietro. È la ferrovia internazionale più corta del mondo, un chilometro. Ma regala emozioni straordinarie a chi, ogni sabato, salirà sui vagoni per visitare il Palazzo Apostolico, i Giardini e la Fattoria delle Ville del Papa. Fioccano le prenotazioni sul sito www.museivaticani.it. Diverse le offerte, la più completa permette, con un biglietto al costo di 40 euro, la visita ai Musei e i Giardini Vaticani e poi il viaggio sul treno fino ad Albano per trascorrere il resto della giornata nel buen retiro dei pontefici a Castel Gandolfo, che così si consola delle diminuite presenze turistiche cagionate dall’assenza estiva del Santo Padre.

Al taglio del nastro, due settimane fa, si è usato un treno storico. Subentra ora un convoglio moderno. E però chi ambisce all’allure della locomotiva a vapore – la vecchia signora numero 625.015 imbottita di una tonnellata di carbone che serve al fuochista per raggiungere in un’ora e venti la meta alla velocità massima di 70 chilometri orari – può affittarla con un servizio charter pagando ottomila euro. Che non è un prezzo spropositato, se si divide per i 280 viaggiatori che il convoglio riesce a ospitare. Per i primi tre sabato il tour è stato sold out, scelto soprattutto da americani e tedeschi che hanno prenotato on line appena il pacchetto è stato pubblicato, il 10 agosto scorso, dal sito vaticano.

Sul treno inaugurale ha viaggiato, insieme con Paolucci, il direttore delle Ville Pontificie Osvaldo Gianoli. Tocca a lui guidare i 55 ettari della tenuta. Venticinque sono adibiti a fattoria (coltivazioni di frutta e verdura, allevamento di mucche e animali da cortile, pastorizzazione del latte e preparazione di ricotta, caciotta, yogurt, olio, tutto per la mensa del Papa e quanto avanza in vendita nell’Annona vaticana). Il resto sono i giardini all’italiana e i resti monumentali della villa di Domiziano (81-96 d. C.) inglobati nella residenza dei Barberini che dal 1623 Urbano VIII destinò, con la Rocca e il Palazzo Apostolico requisito ai Savelli, a residenza estiva dei pontefici.

Castel GandolfoIn treno anche l’ad del Gruppo FS Michele Mario Elia. A lui abbiamo chiesto quale impegno richiede la tratta Stazione Vaticana-Albano. Ha risposto: «Il rapporto con il Vaticano è bellissimo. Ogni anno a giugno portiamo in treno dal Papa dei bambini, nel 2015 sono stati i figli di detenuti partiti dal Sud. E poi il Papato ha sempre investito in infrastrutture ferroviarie capendone l’importanza fin dal primo viaggio di un Pontefice, nel 1849, sulla Napoli-Portici. Siamo fieri poi di utilizzare vetture storiche come questa presidenziale: che aveva sul tetto stucchi distrutti durante la guerra e ricostruiti dalla Fondazione Fs. Qui nel 1962 ha viaggiato Giovanni XXIII, recandosi a Loreto. L’ultima partenza data al 2011: meta Orvieto per la conferenza internazionale della Caritas, benedetta dal cardinal Maradiaga».

Puntualissimo il convoglio, sia quello storico che quello moderno. Poi una navetta s’inerpica verso Castel Gandolfo. Il portone del Palazzo Pontificio è ora spalancato per la prima volta ai visitatori e le sale, che affacciano sul lago permettendo allo sguardo di spaziare su tutto il suo “occhio” azzurro, squadernano i ritratti dei 51 pontefici succedutisi negli ultimi cinque secoli. Il primo è quello di Giulio II della Rovere. Fu lui a dare il la alla raccolta dei Musei Vaticani acquistando lo straordinario gruppo del Laocoonte. Bella coincidenza: la scultura raffigura il sacerdote troiano che predisse anche a Enea la tragica sconfitta per la quale l’eroe si rifugiò nel Lazio e suo figlio Ascanio fondò Albalonga, sulle rive del lago di Castel Gandolfo. Il cerchio si chiude.

Nell’ultima sala la raccolta, diretta e allestita da Sandro Barbagallo, affianca i ritratti dei papi più popolari del Ventesimo Secolo. Giovanni XXIII raffigurato dal trentino Longaretti, Giovanni Paolo I e II da Natalia Tsarkova. È austero e indossa impeccabile veste Benedetto XVI, sorride nel ritratto di Oscar Manuel Casares Cruz papa Francesco, che sfoggia le sue usatissime scarpe nere. Ma c’è molto altro nelle vetrine e su piccoli podii che ricostruiscono la corte papale. Ecco le pantofole ricamate in oro e argento di Clemente XVII e quelle rosse damascate di San Pio V. Ecco il servizio da scrittoio di Pio VIII (1830), il rotolo porta documenti del principe Don Emilio Altieri, comandante delle Guardie Nobili. Un manichino veste l’abito del Maresciallo di Sacra Romana Chiesa Custode del Conclave appartenuto al principe Sigismondo Chigi della Rovere Albani: damasco nero per la gonna, pizzo nero per il mantello, bianco per i guanti e il collarino. E pare incedere il gruppo di manichini con al centro la sedia gestatoria di Pio IX protetta dai flabelli, i grandi ventagli di piume e intarsi dorati. Gli si fa accanto in alta uniforme un drappello di cortigiani: il Colonnello comandante della Guardia di Palazzo, l’Ufficiale della Guardia Nobile, il mazziere pontificio, il cameriere di cappa e spada. Tutti materiali finora conservati nei depositi vaticani, adesso tirati fuori e consegnati agli occhi e all’intelletto dei visitatori. Mentre queste porte castellane aperte da papa Bergoglio rimandano al portone del Quirinale finalmente spalancato ai cittadini dal presidente Mattarella.

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