Erminia Pellecchia
Stasera in concerto

Il mare di Consoli

Carmen Consoli suona "L'abitudine di tornare” al «Meeting del Mare» di Camerota, un appuntamento ormai classico con la musica d'autore nel Cilento.

Non ha, per nostra fortuna, perso l’abitudine di tornare. Carmen Consoli titola proprio così, L’abitudine di tornare, il suo nuovo album di inediti, uscito a sei anni di distanza da Elettra,  il lungo intervallo scandito da due momenti importanti: il primo professionale con la pubblicazione della raccolta Per niente stanca; l’altro, dolcissimo, la nascita del primo figlio. E, per lui, oggi che ha due anni, per il suo futuro in una Italia sempre più in caduta libera, la cantantessa-mamma fa di nuovo sentire il suo ruggito indignato, fotografando con la sua musica raffinata la cronaca di un paese avvolto da una devastante crisi politica, economica e sociale. Soprattutto etica.

Rompe il silenzio Carmen per necessità, per puntare l’indice contro i mali vecchi e nuovi che ci affliggono, per dire basta e aprirsi alla speranza, «perché – invita –  bisogna investire sulla felicità e sull’amore, che generano valori ed anche economia». È più forte, più matura, più ricercata, più rock ma mai esagerata la cantautrice dell’impegno autentico, trasmette carica ed energia, fa riflettere con quei pensieri affidati ad arpeggi di chitarra, sua compagna fin dalla prima apparizione al Festival di Sanremo, nel 1995 con il singolo d’esordio Quello che sento, diventato poi un racconto autobiografico e uno stile di vita. Sì, l’artista catanese con nel sangue la terra veneta della madre – «terra di grande emigrazione e di grande accoglienza come la Sicilia» – non accetta mediazioni, continua il suo cammino tra tradizione e modernità sempre uguale a sé stessa. Rifiutando il music business e i riflettori, custodendo gelosamente la privacy pur non negandosi all’affetto del pubblico. Un solo ideale, un solo scopo la musica: l’eredità che le ha trasmesso il padre Giuseppe, agronomo e musicista, innamorato del blues e di Domenico Modugno, la sua scomparsa una ferita ancora aperta. Ed è forse questa la chiave di un successo senza interruzioni e mai inseguito, con un palmares di dischi di platino, applaudite tournée internazionali, apparizioni prestigiose nei teatri europei con Emma Dante, premi per le sue colonne sonore, una per tutte L’ultimo bacio di Muccino.

Dieci tracce in questo lavoro autoprodotto, l’ottavo della sua carriera, dieci “ritratti” della società contemporanea, dieci “sfumature di grigio” che solo alla fine con la ballad Questa piccola magia, dedicata al suo piccolo Carlo Giuseppe, si illuminano di rosa. I temi, denunce affrontate a volte anche con un filo di tragica ironia, spaziano dal femminicidio de La signora del quinto piano con la chiusa «Ah dimenticavo, i funzionari della questura continuano a dire che non c’è alcuna ragione di avere paura», ai nuovi poveri di E forse un giorno, una famiglia ridotta sul lastrico e costretta a vivere in una macchina, ma «quella multa benevola sul parabrezza è la prova che ancora qualcuno ci pensa»; dagli sbarchi dei migranti ne La notte più lunga” all’impero della mafia ne L’esercito silente dell’omertà. Un “circo degli orrori” cui fa da contraltare l’indagare la sfera dei sentimenti, mettendo a nudo dinamiche relazionali conflittuali o di ostinate consuetudini come nella cruda Sintonia imperfetta di una coppia che non ha più slanci o negli Oceani deserti (cofirmata coi fratelli Gazzé) di «mani distratte e accozzaglie di gesti», o, ancora nella estenuante attesa di un amante che ha, come recita la title track, L’abitudine di tornare. E, con grande classe, intensità e pudore, sfiora anche una tematica, purtroppo ancora tabù, come l’omosessualità nella bellissima, delicata, poetica fiaba Ottobre, due ragazze adolescenti che scoprono la tenerezza dell’amore. Uomini pigri, senza più passione. Donne che non si rassegnano e si sorprendono all’alito di “un’impaziente primavera”. San Valentino, ultima traccia di un album gemma suona come la metafora di questa Italia che, dice la Consoli, «aspetta ancora la primavera».

C’è bisogno di respirare aria nuova, di combattere la menzogna, l’ipocrisia, le false promesse e il mondo menzognero della rete. C’è bisogno di incontrarsi, guardarsi negli occhi, partecipare, condividere, scoprirsi e riscoprirsi amici. È la mission di uno dei festival più alternativi dell’Italia dei festival. È il Meeting del Mare di Camerota, all’estremo lembo del Cilento. A inventarlo è stato, vent’anni fa, un allora giovanissimo sacerdote, il prete rock don Gianni Citro, insieme ai suoi ragazzi. Un’utopia: la musica e la parola per cambiare il mondo, la politica della felicità e della bellezza come arma contro l’indifferenza. È tornata puntuale, come ogni estate, questa insolita rassegna che cattura migliaia di ragazzi e che ha visto la partecipazione gratuita di celebrity come Battiato, Bennato, Elio e le Storie Tese, Capossela, Caparezza, Grignani, Piero Pelù, Max Gazzè. «Credere, sperare e amare» è lo slogan. Carmen Consoli non poteva che unirsi al coro. Sarà sul palco della spiaggia di Lentiscelle questa sera, 18 luglio, a battere il ritmo del cuore, a graffiare le coscienze. Con lei, un sogno realizzato, quello di un power trio al femminile, grintoso, energico e passionale che la vede alla chitarra accompagnata da Luciana Luccini al basso e Fiamma Cardani alla batteria. Un live colorato, con mood e arrangiamenti che richiamano gli anni Settanta, riprendendo le atmosfere incandescenti  e utopistiche di Woodstock e dell’isola di Wight.

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