Stefano Cecchetto
Un sodalizio in mostra a Roma

De Chirico rivisitato

Un libro e un’espozione alla Biblioteca Nazionale raccontano il rapporto tra l’editore artista Ezio Gribaudo e il Maestro della Metafisica. Tra passioni condivise, sincera amicizia e professione…

C’era un tempo nel quale gli artisti e gli editori sviluppavano un rapporto di collaborazione professionale che il più delle volte si trasformava in amicizia, favorita dalla durata della frequentazione fatta di numerosi incontri e molteplici occasioni di relazioni e confronti, al fine di controllare insieme tutte le diverse fasi stampa e di portare a termine la pubblicazione nel migliore dei modi possibili.

È questo il caso di Ezio Gribaudo, famoso editore che in questa veste professionale ha potuto incontrare e conoscere molti dei più grandi artisti del Novecento con i quali ha sempre saputo instaurare un sincero rapporto di amicizia e di collaborazione. Da Picasso a Dubuffet, da Fontana a Mirò, da Henry Moore a Tapies, la lista di queste frequentazioni sarebbe troppo lunga da elencare, ma il rapporto con Giorgio de Chirico merita un’attenzione particolare in quanto si è protratto per ben tre diversi libri: 164 Disegni del 1968; De Chirico, la grande monografia realizzata sempre nel 1968; e De Chirico com’è del 1970; tre volumi che hanno generato un solido rapporto tra i due, amichevole e professionale nello stesso tempo.

Gribaudo 2Il libro che racconta le fasi di questo sodalizio è ora in libreria con un titolo che lo inquadra perfettamente: Ezio Gribaudo e Giorgio de Chirico, Memorie ritrovate, edito da Skira, mentre a Roma, è in corso presso la Biblioteca Nazionale l’esposizione dei quadri e dei documenti originali che lo illustrano (fino al 5 maggio). Il volume ripercorre le diverse occasioni di questi incontri nei luoghi di una memoria condivisa con una foto emblematica che ritrae i due protagonisti a Torino sotto alla lapide che ricorda Nietzsche, a testimoniare un’affermazione tra il filosofo tedesco e l’avventura metafisica; e poi a Parigi, dove de Chirico accompagna l’editore e l’amico – qui nella veste di artista e collega – all’inaugurazione della mostra dello stesso Gribaudo alla Galerie de France nel 1968.

«Ho conosciuto Giorgio de Chirico nel 1967 – ricorda Gribaudo nel libro -, gli avevo scritto per chiedergli di pubblicare una monografia sulla sua opera e da lì nacque una sincera amicizia che durò molti anni. La nostra era una vera e propria associazione di idee che sfociò anche in un rapporto professionale per una serie di pubblicazioni future che io volli dedicare al suo lavoro. Nel 1968 venne a Parigi all’inaugurazione della mia mostra alla Galerie de France e fu per me un evento straordinario. Era partito da Roma per venire a Torino, dove si fermò un paio di giorni per controllare i nostri progetti editoriali, e poi con il treno andammo a Parigi. Arrivati a Parigi lo accompagnai a L’éditions des Quatre Chemins, una libreria editrice che negli anni Venti aveva pubblicato delle sue litografie con un testo introduttivo scritto da Jean Cocteau. In quei giorni parigini volle rivedere tutti i posti che aveva frequentato nella sua giovinezza, e che lui ricordava bene, andammo insieme a visitare una grande mostra di Ingres, e nella sua avidità di visitatore di musei, la sua attenzione era sempre rivolta alla maniera in cui i quadri erano dipinti, non all’aspetto lirico della rappresentazione».

Ezio Gribaudo sarà poi a Roma ospite per diversi giorni nel superattico di de Chirico per lavorare alla realizzazione della grande monografia edita dai Fratelli Fabbri e curata da Isabella Far, un volume ancora oggi molto significativo che inquadra la produzione dell’artista e mette in ordine la sequenza del suo lavoro nel rispetto dei temi e delle differenti fasi creative dell’artista. De Chirico stimava molto l’amico Gribaudo, non solo come editore, ma anche nella sua veste di artista e si congratula con lui quando nel 1966 Ezio vincerà il Gran Premio della Grafica alla Biennale di Venezia con i suoi Logogrifi, tanto da inviargli una sentita lettera che lo mette in opposizione con Tintoretto definito da de Chirico un melanofilo per i suoi “neri inquietanti”, in contrasto, o a complemento, con i “bianchi abbaglianti” del leucofilo Gribaudo.

Un altro aspetto molto importante di questo rapporto e che è riscontrabile nel libro di Skira, riguarda la serie di opere pittoriche che Gribaudo realizza in omaggio all’amico (nella foto di apertura un “Omaggio a de Chirico” del 1968) ripercorrendo, attraverso ventuno dipinti realizzati nel 1968, i temi e le suggestioni dell’opera del Maestro. In tempi non sospetti, e molti anni prima della medesima operazione che poi farà anche Andy Warhol nel 1982, Gribaudo individua la traccia seriale che ripercorre l’opera di de Chirico e la riconduce al linguaggio popolare di una rivisitazione per emblemi. Il prelievo dell’immagine, decontestualizzata dalla sacralità dell’opera originale, sposta completamente le modalità della sua rappresentazione e ne riconferma l’attualità. Il libro quindi vuole essere un omaggio all’amicizia, nel tempo/non tempo della narrazione, per ritrovare la fisionomia di un rapporto autentico nel rispetto reciproco dei rispettivi ruoli e nella suggestiva poetica della rappresentazione.

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