Ilaria Palomba
«L'esigenza di unirmi ogni volta con te»

Amore al supermarket

Nel suo nuovo romanzo il regista Tonino Zangardi racconta ancora una rapporto totalizzante e distruttivo. Perché la passione, quando scocca, non può non essere totalizzante

L’esigenza di unirmi ogni volta con te (Imprimatur, 2015, pp. 153, 14 euro), è il primo romanzo del regista Tonino Zangardi, da cui è stato tratto l’omonimo film, diretto dallo stesso Zangardi, con Claudia Gerini e Marco Bocci. Nel titolo un chiaro riferimento a un brano musicale dei Radiodervish. Zangardi è regista di numerosi documentari e programmi per la televisione. Per il cinema ha realizzato: Allullo Drom – L’anima zingara (1992) con Isabella Ferrari; Prendimi e portami via (2003) con Valeria Golino (Nastro d’Argento come Miglior attrice); Sandrine nella pioggia (2008) con Sara Forestier (Premio Cesar come Miglior attrice), Adriano Giannini, Alessandro Haber e Monica Guerritore. Per Rai Fiction ha realizzato la serie Zodiaco – il libro perduto (2012).

L’esigenza è la storia di Leonardo, poliziotto, e Giuliana, commessa in un supermercato, quarantenne e sposata. Una di quelle storie d’amore assolute, dominate dall’istinto e dal fato, vissute visceralmente. Una di quelle storie che, si sa, porteranno alla distruzione. Giuliana si è sposata giovane e non conosce nulla del mondo ma sogna, in un modo vorace e folle, tutta la vita che le è stata negata, trascorsa invece davanti a un televisore a ingozzarsi di schifezze mentre il marito, uomo d’affari, era in viaggio chissà dove. «La notte io l’ho spesso passata a guardare la televisione in cucina. Sola, senza pensieri o aspirazioni. A volte mi affacciavo alla finestra attratta dalle voci di un gruppo di ragazzi o di una coppietta ferma dove lui stava salutando lei, baciandola e cercando con le mani di prendere il più possibile dal suo corpo. Fino a poco tempo fa queste scene mi provocavano disgusto, la tipica reazione moralista da bacchettona, da frustrata… ora invece so cos’è il desiderio e ne capisco la bellezza».

Leonardo ha una separazione dura alle spalle, un trauma da abbandono e desidera, più d’ogni altra cosa, innamorarsi ancora, esperire ancora l’ebrezza della perdita di sé nell’altra. Ogni giorno lui torna in quel supermercato e compra solo una rosetta con la mortadella, per guardare lei, per sognare una vita diversa, finché non si trova a essere il suo salvatore. Ma è un attimo che da uomo di legge si trasforma in fuggiasco. Un viaggio on the road condurrà i due lontano dalla Puglia, dov’è ambientata invece la prima parte del romanzo, tra deliranti passioni, perturbanti sensi di colpa, sospesi tra logica del desiderio ed esame di realtà.

Steso in forma diaristica, come un doppio monologo, che alterna sempre la voce di lui a quella di lei, il romanzo fonde momenti introspettivi con grande approfondimento psicologico dei personaggi, e momenti ad alta tensione emotiva in cui Zangardi affronta, giustamente con piglio cinematografico, inseguimenti e scenari d’azione, ma sempre con minuzia di dettagli e verosimiglianza.

La poetica di Zangardi, portata avanti anche in film come Sandrine nella pioggia, assume tratti batailleiani per cui eros e thanatos, sempre connessi, scaturiscono l’uno dall’altro per creare universi in cui paradiso e inferno restano possibilità contemporaneamente percorribili e spesso complementari. E forse è questo, oggi, l’unico modo di raccontare l’amore, quello profondo e passionale, lacerante, terrificante come l’abisso, come la follia. Raccontarlo per quello che è, lontano dalle ipostatizzazioni delle favolette per signora, lontano dagli americanissimi happy end, prossimo al collasso, al baratro, all’esplosione. Poiché l’aculeo della sofferenza, sino a che si resta nel dominio della propria umanità, accompagnerà sempre ogni forma di emozione connessa con questa estatica perdita di sé nell’altro, che alcuni definiscono erotismo, altri amore. Forse questo libro è una risposta all’epoca dei rapporti deboli o, per usare un’espressione baumaniana, dell’amore liquido, in cui siamo gettati e in cui il massimo piacere dev’essere accompagnato al minimo rischio. La storia che racconta Zangardi invece è una storia di somma passione e massimo rischio, una storia senza sconti che trascina fino in fondo. Tuttavia non è una storia di eroi, sono antieroi Leonardo e Giuliana, sono pienamente umani e un po’ bambini, gravidi di sogni irrealizzabili, egoisti, maledettamente precipitosi, talvolta vigliacchi. Ma sono anche una originalissima riscrittura del mito di Orfeo ed Euridice, sotto una luce romantica, tragica, inquietante.

«Ho analizzato per mesi il vuoto, ho cercato di dargli una forma, di renderlo consistente per poterlo distruggere con un colpo di pistola. La mia arma stretta in una mano, la canna sulla tempia. Essere così vicini alla morte».

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