Paolo Petroni
A Palazzo Braschi di Roma

L’arte del costume

«I vestiti dei sogni» è una mostra su «La scuola dei costumisti italiani in un secolo di cinema» che mette in ordine la moda e l'immaginario nel punto in cui coincidono

C’è un costume, quello bianco ideato da Piero Tosi e realizzato dalla sartoria Tirelli per il gran ballo di Claudia cardinale/Angelica, nato per uno dei capolavori del nostro cinema, Il gattopardo di Luchino Visconti, che ha girato mostre expo di tutto il mondo e ha aiutato sicuramente, nel suo piccolo, la fortuna della moda italiana e del made in Itali, che deve tanto al nostro cinema degli anni d’oro. I costumisti italiani sono del resto un’eccellenza artistica del nostro paese.

La verità è che il cinema resta il frutto di un lavoro ancora in gran parte artigianale, nonostante l’elettronica abbia semplificato molte cose, e al centro della lavorazione di un film ancora oggi inevitabilmente è sartoriale e creativa l’ideazione e realizzazione dei costumi, I vestiti dei sogni, come si intitola la mostra che ripercorre cent’anni di storia del cinema italiano, realizzata dalla Fondazione Cineteca di Bologna a cura del suo direttore Gian Luca Farinelli e che si è aperta a Roma nelle splendide sale di palazzo Braschi, dove resterà sino al 22 marzo.

Sono centotre costumi, pezzi eccezionali e assolutamente rappresentativi, che vanno dallo scialle indossato da Francesca Bertini in Assunta Spina nel 1915 e, dello stesso anno, l’abito Fortuny di Lyda Borelli per Rapsodia satanica, passando ai costumi di Gino Carlo Sensani per La corona di ferro di Blasetti o quelli per Cleopatra di Mankievicz, per arrivare alla giacchetta colorata di Daniela Ciancio per Jep Gambardella in La grande bellezza e i costumi di Massimo Cantini Parrini per l’ultimo film di Matteo Garrone Racconto dei racconti, non ancora uscito nelle sale.

Tosi, disegno e costume angelica gattopardo (1)Al centro del percorso, non a caso, una grande sala dedicata ai 50 anni della sartoria Tirelli e, oltre che al grandissimo Piero Tosi, al lavoro di Gabriella Pescucci e Maurizio Millenotti. È qui che c’è il costume di Angelica con, alle spalle, proiettata la scena del gran ballo in casa del principe Salina, che lo rende una cosa quasi viva, con quel vitino di 53 centimetri, 15 di meno nella riduzione del busto dei 68 di quello naturale dell’attrice, che ricorda di averne portato i le piaghe per un mese.

Palazzo Braschi è il Museo di Roma e della sua storia, di cui il cinema, la Hollywood sul Tevere, fa indissolubilmente parte, come ha sottolineato in apertura della mostra  il sovrintendente comunale ai Beni culturali Claudio Parise Presicce: ecco così una riunione di alti prelati a San Pietro con papa Innocenzo X in un grande quadro di Pier Luigi Ghezzi che fa da sfondo ai costumi-sculture per la sfilata clericale di Roma di Fellini creati da Danilo Donati, che firma anche il costume tutte trine e merletti rosa del Casanova, che ha alle spalle ritratti di giovin signori del settecento, mentre gli abiti cardinalizi di Lina Nerli Taviani per Habemus papam di Moretti, sono intervallati da busti marmorei di cardinali della Santa Romana Chiesa.

Un’esposizione dedicata ai grandi nomi, quelli imprescindibili, come dice Farinetti, che vanno da Caramba a Vittorio Nino Novarese, Gino Carlo Sensani, Piero Gherardi, Piero Tosi, Danilo Donati, Gabriella Pescucci, Maurizio Millenotti, Milena Canonero, Pier Luigi Pizzi, Gitt Magrini: «Un percorso quindi che porta avanti il racconto di un secolo di scuola italiana: si snoda nelle prime dieci sale, ha un suo coronamento nel salone dedicato alla Sartoria Tirelli, cui abbiamo dato carte bianche nella scelta, per festeggiarne il cinquantenario, e si chiude con la stanza dedicata agli incantevoli abiti di Milena Canonero per Marie Antoinette», dove i visitatori si soffermano con particolare attenzione, attirati dai tre Oscar da lei già vinti alle spalle e la nuova nomination arrivata ieri. Oscar sono andati negli anni anche a Nino Novarese, Danilo Donati, a Gabriella Pescucci, oltre a quello eccezionale alla carriera a Tosi, a sottolineare l’eccellenza di quest’arte, di costumisti e sartorie del nostro paese, considerate le migliori del mondo, come ha puntualizzato Luca Bigazzi, noto direttore della fotografia, che ha illuminato i vestiti con l’aiuto della creatività di Mario Nanni, contribuendo al fascino della mostra, a far balzare dall’ombra costumi che richiamano i grandi attori che li hanno indossati, le meravigliose storie cui hanno dato vita.

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