Anna Camaiti Hostert
Un uomo in bilico tra pubblico e privato

La scelta di de Blasio

Padre di due figli neri, il sindaco di New York manifestando le sue preoccupazioni contro le storture di una polizia schierata contro le minoranze, ha dimostrato di avere a cuore l'interesse pubblico. Le critiche che gli vengono rivolte non fanno che evidenziare le contraddizioni di una società non ancora abbastanza democratica

Non è semplice per Bill de Blasio, l’attuale sindaco di New York, dirimere la contraddizione che sta vivendo in prima persona e che invece molto coraggiosamente porta a galla. La sua situazione è davvero difficile: è sposato a una donna di colore, ha due figli neri che stanno crescendo nella “grande mela” ed è in prima fila nelle lotte per i diritti civili; ma allo stesso tempo è anche colui a cui deve rispondere il capo della polizia cittadina. I fatti: in un’America incendiata dai conflitti razziali, un nero, alcuni giorni fa, ha sparato freddandoli sul colpo a due poliziotti, uno messicano e uno di origini cinesi. La polizia e la città di New York sono in lutto. Ma è troppo semplicistico, come ha fatto in un programma italiano di notizie della mattina un noto editorialista de La Stampa, forse ancora troppo poco abituato alle contraddizioni americane, accusare de Blasio di avere commesso due errori gravi, giustificando così le critiche che gli vengono mosse da più parti. Infatti il giornalista ha affermato che da un lato il sindaco, parlando ad alta voce al figlio nero della cui sicurezza è preoccupato, lo ha pregato, non diversamente da tutte le madri di Ferguson (la cittadina del Missouri dove un nero disarmato quest’estate è stato freddato da un poliziotto dando così inizio ai riots che si sono allargati a tutta l’America), di tenere un basso profilo benché il figlio giri sotto scorta di quella polizia che al sindaco risponde e non dovrebbe pertanto costituire una minaccia. Non credo che de Blasio si riferisse alla sicurezza della scorta del proprio figlio, ma al fatto che ogni nero quando viene fermato dalla polizia ha più paura di un bianco a causa dei pregiudizi che i poliziotti nutrono nei confronti di quella minoranza, comportandosi di conseguenza.

De Blasio 2Il secondo errore imputato a de Blasio è di avere simpatizzato troppo in questi ultimi mesi con le proteste che ovunque negli Stati Uniti, compresa New York, si sono accese contro la polizia americana, accusata di usare metodi sproporzionatamente violenti nei confronti delle minoranze etniche, in particolare di quella nera. E se è vero che nella maggior parte dei casi gli atti di criminalità sono perpetrati dalle minoranze è anche vero, e questo bisognerebbe sempre ricordarlo, che questi gruppi etnici, nella maggior parte delle metropoli americane, sono stati emarginati in quartieri-ghetto dove manca tutto, dalle scuole agli ospedali agli sbocchi di lavoro. E questo non per giustificare comportamenti violenti, ma per spiegare il circolo vizioso che si consuma nella società americana. Le due accuse menzionate dal nostro editorialista sono le stesse che hanno determinato il gesto delle spalle girate che molti poliziotti hanno ripetutamente rivolto al sindaco, anche mentre pronunciava il suo discorso funebre al funerale di uno dei due agenti uccisi. E anche quando de Blasio ha affermato che «è arrivato il momento di andare avanti rafforzando i legami che ci uniscono e lavorare insieme per raggiungere la pace». Parole che unificano e non puntano alla divisione.

Certo de Blasio non è il sindaco di Gotham, come scherzosamente veniva chiamato Rudolph Giuliani, che aveva dichiarato guerra al crimine e che lo aveva fatto un po’ da sceriffo del West più che da uomo di legge, come la sua professione di avvocato gli avrebbe dovuto consigliare, senza tenere conto delle mille anime di una città come New York. L’ex sindaco tuttavia non viveva personalmente una contraddizione come quella di de Blasio e i suoi metodi sbrigativi e senza compromessi erano stati molto violenti. Anche se il problema apparentemente sembrava risolto, il risultato non è stato duraturo nel lungo raggio, ha però contribuito a incoraggiare nelle forze dell’ordine comportamenti sbrigativi ed eccessivamente violenti che dopo l’11 settembre non sono stati messi in questione e tantomeno criticati, ma sono stati nascosti assieme alla polvere del pregiudizio sotto il tappeto dell’unità del paese e dell’eroismo delle stesse forze dell’ordine.

La contraddizione tra il ruolo di potere e la situazione familiare, tra pubblico e privato che l’attuale sindaco di New York vive sulla propria pelle si sarebbe potuta evitare mettendo al riparo da sguardi indiscreti un privato protetto dai privilegi e schierandosi in pubblico senza tentennamenti a favore di una polizia che da lui dipende e che da lui si aspetta un appoggio incondizionato. Ma così non è stato, e il sindaco che ha davvero a cuore l’interesse pubblico ha denunciato le storture del corpo di polizia perché solo così il problema può essere affrontato e risolto. E non volendo apparire un ipocrita, come farebbe una gran parte dei nostri politici, non ha paura a denunciare la situazione partendo proprio da casa sua per farne un problema generale.

New York City Police Academy Graduation CeremonyVale la pena di notare per inciso che un altro grande italoamericano, Mario Cuomo, strenuo difensore dei diritti civili scomparso proprio in questi giorni, che si era battuto per eliminare lo stereotipo dell’italiano “mafioso”, avesse in passato coerentemente rinunciato alla corsa alla Casa Bianca proprio a causa di una infondata quanto improbabile accusa imputata alla famiglia della moglie circa antichi legami con la criminalità organizzata. Questo quando ancora l’essere italiani combaciava con un’etica privata e pubblica che risentivano di un’identità di cui andare fieri. E pensare che ancora oggi in America, in parte dell’italianistica esistono pregiudizi nei confronti della letteratura italoamericana a cui si preferisce lo studio dei classici perché più “nobili” e più adatti al nostro “blasone”, dimenticando però quell’epopea che gli italiani hanno vissuto andando in America e cambiando anche il volto di quel paese. A essa invece, oggi più che mai, si dovrebbe fare un monumento perché è l’unica a rappresentare l’esistenza di un’identità italiana ancora basata su principi etici pubblici e privati, dove quelli privati sono una spinta a denunciare una situazione generale grave che deve essere risolta nel pubblico. I politici italiani meditino su questo passato, lo riesumino dalla crinolina dove erroneamente lo hanno confinato e lo riportino in vita recuperando un barlume di dignità da presentare ai cittadini. E i giornalisti capiscano che lungi dall’essere un errore o peggio ancora una gaffe, il comportamento di de Blasio è invece una coraggiosa denuncia di una situazione generale che evidenzia le storture ancora esistenti in America. Perché solo così possono essere risolte, almeno in una società che si definisce democratica.

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