Claudio Conti
Incontro con Umberto Ambrosoli

L’eroe normale

«Bisogna cambiare l'Italia. Cominciando dalla Lombardia, dove la giunta Maroni fa solo propaganda di partito e dimentica i problemi reali: prevenzione sanitaria, cementificazione, lavoro. E trova fondi solo per un referendum inutile sull'autonomia»

Di Umberto Ambrosoli, i lettori di Succedeoggi – oltre a conoscere la terribile tragedia che ha avuto suo padre come eroico protagonista – sanno che è un uomo giovane, legato alla propria famiglia ed entrato da poco nella politica, a partire dalla Lombardia verso la scena nazionale.

Incontrandolo, la prima domanda è “introduttiva”: oltre a qualche cenno biografico, vorrebbe darci una descrizione sincera di come lei si vede? Chi è l’«uomo Umberto Ambrosoli»?

Volendo essere davvero sinceri è difficile dare una risposta sintetica: ognuno di noi è un mondo; un caleidoscopio di emozioni, di interessi, di pensieri… Io sono un giovane avvocato che vuole vivere fino in fondo la sfida della  generazione dei quarantenni che stanno provando a cambiare l’Italia. Sono però innanzitutto un marito ed un padre di tre figli: perciò voglio vivere da uomo “normale”,  impegnato politicamente ma non “mestierante” della politica. In fondo questa è la lezione più grande di mio padre. Papà ha dimostrato come si possa essere “impegnati”, cioè liberi e responsabili nella propria normale vita professionale, di fronte  alle scelte di ogni giorno. È l’eroismo quotidiano di tante persone normali, che fanno “normalmente” il proprio dovere, trovando nella propria coscienza il coraggio normale di resistere ad ogni tipo di tentazione, di pressione, di corruzione, fino alla minaccia di morte. Dall’esempio di mio padre ho imparato come rimanendo liberi si può vivere la propria responsabilità, essere protagonisti della propria vita per la crescita della collettività. Non so se ho saputo raccogliere questo lascito, ma certamente ho innanzi a me una ragione vissuta per non cedere allo sconforto ed alla rassegnazione.

umberto ambrosoli2Cosa l’ha realmente spinta alla fine del 2012 ad entrare in politica, un percorso che certamente confligge con la vita in famiglia e con l’esercizio regolare di una professione?

La speranza di poter svolgere un servizio utile per la mia città, per la mia Regione. Vede: per me parlare di comunità non è un discorso astratto. Ho tre figli piccoli, che vivono con tanti altri bambini, di cui conosco in amicizia i giovani genitori: condividiamo insieme problemi e speranze. Viviamo l’ansia e la necessità di migliorare le cose, di preparare un futuro più giusto e sereno. Vediamo una città, la nostra Milano, che diventa sempre più grande, sempre più specchio del mondo, con le tensioni e i problemi di ogni realtà che cerca uno sviluppo. Ecco, per me è qui che radica la passione politica; ed è con questa mia idea che cerco di tenere in continuo equilibrio la mia vita professionale e famigliare  con il mio impegno per migliorare le condizioni della nostra comunità.

La sua entrata in politica per le scorse elezioni regionali ha suscitato grandi aspettative. I giornali hanno scritto che la coda per assistere all’inaugurazione della sua campagna al teatro Dal Verme si prolungava per centinaia di metri. Come si è sentito alla conclusione degli scrutini, quando si è reso conto di essere stato sconfitto, nonostante tutti gli sforzi e le fatiche? Cosa l’ha spinta a continuare?

Sì, non nego l’amarezza della delusione in quel momento dello scrutinio. Ma poi, quella sera, ho dovuto motivare al più grande dei miei bambini, che aveva poco più di dieci anni, che cosa fosse successo. E nello spiegarlo io stesso mi rendevo conto che non era tanto la “sconfitta” in quel momento l’aspetto più importante, quanto invece lo straordinario risultato di una competizione, di un esercizio di democrazia, che aveva visto una partecipazione strabiliante, mai raggiunta dalla coalizione che rappresentavo: oltre due milioni e duecentomila voti. Per di più con aspetti di straordinario successo in tutte le città della Lombardia. Ecco, non si tratta di vedere il bicchiere mezzo pieno, bensì di cogliere in profondità la tensione delle nostre città e della nostra regione al cambiamento, a riprendersi un ruolo guida per tutto il Paese. Una spinta che è stata confermata anche nelle ultime amministrative e che secondo me continuerà. È certamente per questo convincimento che ho deciso di continuare.  Ma ancora di più per il rispetto profondo verso gli oltre due milioni di lombardi che avevano espresso la loro fiducia nel mio impegno.

roberto maroniSta per concludersi il primo anno di legislatura: un anno difficile, a leggere le cronache. Qual è il bilancio di Umberto Ambrosoli? Quali sono state le sue principali difficoltà come coordinatore dell’opposizione alla giunta Maroni?

Su questo primo anno di legislatura non posso esprimere altro che un giudizio politico negativo. Il Centrodestra ha vinto le elezioni promettendo la macroregione del Nord per ridurre le imposte e i ticket, trattenendo il 75% delle tasse in Lombardia. Dopo un anno e mezzo ancora nulla di fatto in tal senso! Sono riusciti soltanto a chiedere al Parlamento l’istituzione di una Zona economica speciale al confine con la Svizzera: proposta miope, che rischia soltanto di  penalizzare tanti altri territori lombardi. E che per fortuna resterà lettera morta. Come adesso è miope, oltre che pericolosa per il bilancio della Lombardia, la decisione di stanziare 30 milioni di Euro per sostenere un referendum sostanzialmente inutile, insostenibile dal punto di vista giuridico e costituzionale, un referendum consultivo sull’autonomia che non ha presupposti né prospettive – completamente illusorio –  visto che la Corte Costituzionale ha già definitivamente bocciato una analoga iniziativa (con Sentenza N.496/2000) quando venne indetta dalla Regione Veneto. Trenta milioni che però sono sottratti alle esigenze della collettività e del nostro territorio: come ho già avuto modo di sottolineare ad ogni proposta per il lavoro, la  casa, la  sicurezza idrogeologica,  la legalità, la  salute che l’opposizione ha fatto per introdurre miglioramenti in Bilancio a favore dei cittadini, la maggioranza ha risposto dicendo che «non ci sono risorse». E poi si trovano trenta milioni per una iniziativa politica di partito…! Così si continua in una campagna elettorale permanente, dove il senso istituzionale viene sacrificato alle esigenze di partito, alle necessità delle clientele, come hanno dimostrato i recenti scandali nella sanità, nelle società partecipate (Infrastrutture Lombarde in particolare) o quelli legati ad assunzioni di favore, parenti o amici che siano.

Occorreva un colpo d’ala, ma non c’è! E purtroppo – questa è la difficoltà maggiore per l’opposizione, e forse anche per alcune componenti della maggioranza – il Consiglio regionale alla fine ha scarse possibilità di incidere veramente sulle decisioni già prese dalla Giunta, se non facendo un uso intelligente e attento delle  competenze oltre che di proposta soprattutto  di controllo.

maroni bossiA proposito di sanità: la giunta Maroni ha promesso una riforma sostanziale della sanità, che per altro rappresenta circa l’80% della spesa totale. Potrebbe riassumerci la sua posizione su questo delicatissimo argomento?

La riforma sanitaria è ferma a nulla più di qualche ipotesi raccolta nel cosiddetto Libro bianco, pubblicato di recente dalla Giunta Maroni anche in seguito alla forte opposizione svolta in Consiglio regionale arrivata fino a chiedere le dimissioni dell’Assessore alla Salute. Ho pubblicamente indicato sul Corriere della Sera di qualche giorno fa le serie lacune del Libro Bianco, pur se esso è più un’operazione di comunicazione che una indicazione di precisi atti di riforma oggi davvero indispensabili: purtroppo per anni si è investito troppo sulla produttività ospedaliera e la competizione, perdendo la sfida della qualità. Serviva una stagione che rilanciasse la prevenzione, per evitare interventi sempre a posteriori e con costi maggiori, rilanciando invece le ASL e i Distretti territoriali. Ma di prevenzione nel Libro Bianco non c’è cenno. Anzi! L’ultimo atto della maggioranza di centrodestra prima di chiudere i lavori del Consiglio è stato proprio quello di bocciare un nostro Ordine del giorno sulla Prevenzione in ambito sanitario. Le ASL, invece che essere rafforzate, sono trasformate in Agenzie, diventano di fatto delle vecchie mutue, con una identità poco chiara e un assetto macchinoso. Le eccellenze cliniche che esistono nella nostra Regione non riescono ancora a trovare valorizzazione in una rete di presidi e servizi che collaborano operativamente tra di loro e così la questione fondamentale dell’assetto dei servizi sanitari e ospedalieri nell’Area Metropolitana è ancora una volta rinviata. Nessun segno importante anche nel cambiare passo sulle nomine. Sono convinto che nessuno può più continuare a  privilegiare le affiliazioni partitiche: professionalità, merito e etica del servizio pubblico sono alla base di un Servizio Sanitario Regionale efficace ed efficiente. Ma niente ho letto nel libro della Giunta sulla necessaria rivoluzione delle attuali logiche di selezione e promozione di manager e professionisti, su come effettivamente ed in concreto evitare nomine di Direttori Generali e di primari con criteri di lottizzazione e di appartenenza partitica. Vorrei essere smentito: per il bene della sanità lombarda e dei cittadini che ad essa si affidano.

Ci risulta che recentemente si sia praticamente arenata la discussione su un argomento fondamentale non solo per la sua Regione – vale a dire la lotta alla cementificazione del suolo. Può spiegarci in sintesi quali sono i motivi, e quali le diverse opinioni che si stanno scontrando all’interno del consiglio regionale?

La nuova legge per il contrasto al consumo di suolo si è arenata nei profondi dissidi interni alla maggioranza, che ancora non è riuscita a produrre un testo condiviso. Ciò che servirebbe è una moratoria che blocchi l’utilizzo delle aree residue non ancora lottizzate. Ma l’impressione è che questa maggioranza di centrodestra non intenda intervenire su questo punto fondamentale. Non si tratta qui solo di difendere l’immagine leonardesca di una Lombardia paradiso di corsi d’acqua, prati e boschi. Né di una contrapposizione tra partiti politici. È certo una grande battaglia per la civiltà ambientale e per le condizioni di vita nostre e dei nostri figli. Ma anche di immediato valore economico e sociale: ce lo ricordano le continue proteste delle associazioni degli agricoltori, e tra le più recenti quelle della stessa Coldiretti.

CementificazioneLe conseguenze di una revisione della legge 12 del 2005 a favore del cemento vorrebbe dire mettere in gioco una superficie pari ad una intera nuova città delle dimensioni di Milano: terreni in gran parte coltivabili, ad altissima produttività, che verrebbero persi per l’agricoltura anche se non immediatamente utilizzati per altri scopi. Le proprietà, infatti,  di fronte alla prospettiva di un vantaggio economico derivante dalla possibile trasformazione in terreni edificabili,  dismettono in anticipo le attività agricole, cacciando i coltivatori. Una legge che fermi l’urbanizzazione e che salvaguardi i terreni agricoli è uno dei cavalli di battaglia del Patto Civico che mi onoro di rappresentare. Lo riteniamo quanto mai importante per la Lombardia non solo per i richiamati aspetti, da quello economico a quello ambientale, ma per la stessa qualità di vita delle future generazioni. Maroni e la sua maggioranza, se dovessero permettere questo scempio – per impotenza o negligenza verso gli interessi contrapposti – si  assumerebbero una pesante imperdonabile responsabilità verso le future generazioni.

Un’ultima domanda. Se non andiamo errati, la formazione con la quale lei si è presentato alle elezioni regionali si chiama “Patto Civico con Ambrosoli presidente”. Orbene, “civico” è una parola piuttosto abusata di questi tempi. Lei che interpretazione ne dà?

Intanto vorrei dire che il civismo prima di essere un valore o una ideologia politica condivisa è innanzitutto una idea messa in atto e praticata da tutti quei cittadini che nell’impegno politico, sociale e amministrativo trovano il modo di contribuire allo sviluppo della propria collettività. Quando questo impegno – che una volta si sarebbe detto “di base” – raggiunge dei risultati, porta una soddisfazione che riempie e dà anche senso alla nostra vita sociale, al bisogno di esprimere solidarietà per il nostro prossimo. Credo sia questo il motivo profondo del successo di tante iniziative di cittadinanza attiva, di associazionismo, di solidarismo che tra l’altro fanno della Lombardia la capitale del volontariato. Su questa base nascono le esperienze, in Lombardia soprattutto, di centinaia di Liste civiche le quali, anche quando non raggiungono un risultato elettorale, restano però sempre un riferimento importante, per chi continua a credere che la partecipazione diretta dei cittadini alla gestione amministrativa e politica del territorio sia innanzitutto possibile, oltre che buona e positiva. In questo senso il civismo è una componente preziosa, insieme conseguenza e motore, dell’innovazione politica e istituzionale che stiamo vivendo nel nostro Paese. Un segno di ottimismo per il rinnovamento in corso della politica. Anche se difficilmente viene colto e messo in risalto.

La consueta dinamica dell’informazione valorizza infatti più spesso il negativo: il male, l’errore, il litigio invece dell’impegno, dello spirito di servizio, della pacificazione. Ma nelle scuole e negli incontri pubblici trovo, spesso con sorpresa, l’espressione e la ricerca di un’altra campana: di un’Italia che vede, promuove e insegna i comportamenti virtuosi in tema di valori, di etica, legalità, buona amministrazione. Quelli che tengono in piedi il nostro Paese, silenziosamente, lontano da gesti eclatanti e da ricerche di protagonismo. E anche nell’informazione, con una rete ormai sempre più interattiva, le eccezioni non mancano: e ringrazio Succedeoggi e i suoi lettori per questo spazio.

Facebooktwitterlinkedin