Giuliana VItali
Un romanzo “alla Stephen King”

Nuova Napoli noir

Reale e fantastico si mescolano in «Io sono dolore» di Maria Rosaria Selo. Una vicenda di omicidi seriali che si snoda tra rock e quadri "parlanti"

Nel romanzo noir Io sono dolore (Kairos editore, 211 pagine, 10,00 euro) della scrittrice napoletana Maria Rosaria Selo, la ricerca della verità e del suo movente portano a un’illusoria quadratura del cerchio dal sapore amaro. Il bene e il male spesso si confondono inducendo il lettore a riflessioni sul rapporto di simbiosi tra la figura di vittima e quella di carnefice.

La protagonista è Alice Caracciolo, psicoterapeuta infantile che tornando a Napoli s’imbatte in una serie di omicidi seriali sui quali indagherà in modo quasi ossessivo. Alice è una donna disincantata dall’amore ma di grande forza d’animo: una combattente. Da una parte c’è il controverso rapporto con la madre pittrice, Liliana. Dall’altra il legame morboso con Tony, un giovane omosessuale che le sarà sempre vicino mettendo a repentaglio anche la sua vita privata. Tutto parte dal suicidio di un bambino, Angelo, avvenuto trent’anni prima, nel giorno della nascita di Alice. Nel romanzo l’onirico e l’esoterico si intrecciano: sarà proprio la figura di Angelo a condurla nel rischioso viaggio verso la drammatica rivelazione. Infatti l’immagine del bambino spunterà in un dipinto della madre e una scritta Io sono dolore comparirà su una tela ancora vergine. L’inquietudine e le apparizioni descritte dall’autrice in queste pagine fanno pensare a Il virus della strada va a nord: un fulminante racconto di Stephen King in cui il protagonista è perseguitato da un terribile quadro in continua mutazione comprato in un mercatino.

io-sono-doloreLa scelta da parte dell’autrice di utilizzare i quadri della madre come mezzo di comunicazione tra Angelo e Alice non è casuale. Nella casa di Liliana, infatti, l’ambiente dello studio provoca nella protagonista un malessere profondo. Quest’ansia potrebbe essere espressione dei dispiaceri di Alice vissuti durante l’infanzia. Liliana è un’artista e in quanto tale tormentata, distratta dal suo dolore tanto da non riuscire a dimostrare affetto a una figlia. Ma più tardi ne cercherà comunque il perdono.

Non è la prima volta che nei romanzi napoletani si mescolano il fantastico e il reale. Si pensi a Malacqua di Nicola Pugliese, tanto per fare un esempio; libro che possiamo inserire nel genere noir per la crescente climax. Napoli, sotto una battente pioggia, è in attesa di uno straordinario evento. Nel racconto di Pugliese compaiono anche delle monetine che suonano. La bravura dello scrittore consiste proprio nel deformare ciò che appare, restituendo con lucida consapevolezza la sua visione tragica e cruda della realtà. La scrittrice Selo cerca piuttosto di penetrare quella realtà attraverso gli impulsi più profondi della psiche: i sogni, l’immaginazione, come in un processo freudiano, servono a svelare le ombre di una tragedia.

Ad accompagnare Alice fino alla fine è il commissario Vittorio Orlando, capo della squadra mobile: un uomo che maschera la sua sensibilità e solitudine con un’apparente freddezza. Ma protagonista della storia è anche Napoli: il centro storico, Via Caracciolo, Piazza Bellini, il Lago D’Averno, il Bosco di Capodimonte, Port’Alba. Luoghi che fanno da sfondo ai delitti che avvengono con la stessa arma da taglio, oltre a un elemento lasciato dal killer a ogni suo colpo: una piuma bianca. Un evento cambierà la vita di Alice: l’incontro con Michelangelo Fornari, restauratore e mosaicista della Chiesa di San Giovanni a Carbonara con il quale intratterrà un’ambigua relazione passionale. Un altro personaggio, Halide, una sensitiva, getterà luce sui suoi sogni relativamente al rapporto tra i delitti e il suicidio di Angelo.

Lo stile di Selo è asciutto, immediato, con un buon ritmo narrativo. Alcuni capitoli prendono il nome da famosi brani rock. Riders on the storm dei Doors durante gli omicidi: «C’è un assassino sulla strada, il suo cervello si sta contorcendo come un rospo…». Angie dei Rolling Stones nella scena iniziale quando Angelo si ammazza: «Angie, Angie, scompariranno queste nuvole scure? Non è il momento di dirsi addio…». Walk in the wild side di Lou Reed durante la scoperta del primo cadavere nel Bosco di Capodimonte: «Ehi ragazzo… fatti un giro nella zona selvaggia…». Stairway to heaven dei Led Zeppelin per l’epilogo: «E arriverà un nuovo giorno per coloro che aspettano da tempo e le foreste echeggeranno di risate». Versi che evocano un’idea di rinascita o un’ipotesi d’attesa per un cambiamento?

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