Pierre Chiartano
Lettera da Ramallah

La pace in ostaggio

I rapporti, già difficilissimi, tra israeliani e palestinesi sono precipitati dopo il rapimento di tre ragazzi a Gerusalemme. Un atto criminale perché cinge d'assedio il fragile tentativo di riapertura delle trattative di pace. Con l'Europa, come sempre, lontana e distratta

Ramallah. Tre ragazzi sono scomparsi giovedi notte. Due giovanissimi, appena 16 anni, uno poco più grande di 19. Erano ad Alon Shvut nel West Bank, a sudovest di Gerusalemme vicino a Hebron, uno dei tanti insediamenti israeliani che punteggiano, sempre piu fitti, il territorio della Cisgiordania. Si stavano dirigendo verso Kafr Etsion, quando i gps dei loro cellulari hanno smesso di funzionare. Li stanno cercando tutti. Le Idf, lo Shin Bet, la polizia palestinese, anche se tecnicamente la scomparsa non è avvenuta in un area di loro competenza. E tra suddivisioni in area A, B e C del territorio c’è da farsi venire il mal di testa. La speranza è di ritrovarli vivi. Il segretario di Stato Usa, John Kerry, ha subito chiamato il presidente dell’Autorità palestinese, Mahmoud Abbas e il premier israeliano, Benjamin Netanyahu. Uno dei tre ragazzi è un cittadino statunitense. Tutti col fiato sospeso, nella speranza di ritrovarli vivi.

ramalla7E se cosi non avvenisse il rischio di una “insana” quanto inutile retaliation diventerebbe certezza. Israele e il governo Netanyahu scatenerebbero l’inferno sul West Bank. Una già fragile tregua, un finto processo di costruzione di uno stato palestinese, la continua violazione dei diritti primari di chi cerca di vivere in Cisgiordania, costituirebbero una miscela esplosiva dagli effetti imprevedibili.

Da Ramallah tutto appare attutito. Qui si vive bene, nonostante un tasso di disoccupazione alto, l’apparenza è quella di una città che finalmente è uscita dalla povertà perenne e mostra una faccia intraprendente, moderna ed efficiente. Il quartiere sud della citta, dove si trova anche il mio hotel, è punteggiato di sedi diplomatiche, fondazioni, quartieri che si alternano sulle pendici di gravine scoscese, bianche come il tufo, lucenti come la pietra antica che le compone. Dove a un certo disordine urbanistico si alterna una buona qualità residenziale. Tra una moschea e l’assai visibile sede diplomatica cinese si vede a citta che cambia pelle. Ma quanto può durare questa finzione? Israele non si fida di nessuno degli interlocutori palestinesi. Ogni volta che un tavolo di trattative si riapre, come per incanto, aumentano le cubature degli insediamenti, vanificando ogni prospettiva di costruire un vero stato palestinese. La continuità del territorio è messa a rischio, violata e praticamente cancellata. Prima o poi questo meccanismo perfetto che fa tutti contenti eccetto i palestinesi, si romperà. Conviene a molti paesi arabi tenere aperto un file “Palestina”. Conviene a Israele che intanto mangia territorio nel West Bank e “sfinisce” la popolazione locale con una guerra burocratica costante, asfissiante e kafkiana.

ramalla3Se sei un beduino e provi a costruirti con quattro mattoni qualcosa che sia un passo oltre una catapecchia, te la demoliscono subito. Se l’Unrwa ti fornisce un caravan, visto che hai una famiglia numerosa, te lo sequestrano. Se la Croce Rossa ti da una tenda ti sequestrano anche quella… Israele dorebbe imparare dall’Impero romano come “assoggettare” le popolazioni conquistate, senza innescare bombe ad orologeria sulla porta di casa. Il muro ha funzionato. È vero. I cinici affermano che non solo abbia azzerato gli attentati (vero) ma che avendo vanificato l’opzione “militare” abbia spinto i palestinesi a concentrarsi piu su economia e commercio (probabile). Israele forse non è più uno stato democratico pur essendo moderno ed efficiente, sicuramente ha una società democratica che vede e sa giudicare. E sono tanti gli israeliani che si stanno spendendo per aiutare i palestinesi, con carta bollata e pazienza, a resistere all’erosione dei nuovi insediamenti. Ma non basta. Per tanti altri israeliani Gerusalemme e il West Bank è una finestra da tenere chiusa. Lì tutti quanti “sragionano”. Troppe ferite aperte, vecchie e nuove, da entrambe le parti. Troppe recriminazioni quotidiane. Troppi interessi esterni in gioco.

ramalla6Se vuoi visitare la moschea al Aqsa e sei straniero, devi farti 2 ore di fila sotto un sole torrido. Per stare giusto 5 minuti, accostato al muro di cinta. Se vuoi entrare a pregare nella moschea dalla cupola d’oro – e non hai un passaporto arabo o affine – ti devi assoggettare a un interrogatorio da parte di un militare delle Idf che valuterà quanto tu sia musulmano! Gerusalemme è una città dove puoi circolare in tutta sicurezza a qualsiasi ora… Ma a quale prezzo? Mettiamo per un attimo da parte le continue umiliazioni che subiscono i palestinesi. Gli israeliani devono dormire con un occhio solo. Cio che colpisce quando arrivi a Tel Aviv è che in un ora di auto puoi raggiungere gran parte dei luoghi strategici per la sicurezza del paese. Un incubo quotidiano per chi deve garantire quel livello di tranquillità affinché una comunità possa vivere ed esprimersi in modo equilibrato.

Gli accordi di Oslo per funzionare avrebbero bisogno di una nuova generazione di leader politici. Da entrambe le parti. Visto dal terreno il progetto di uno Stato palestinese sovrano pare… un “effetto ottico”, una bandiera da sventolare per tenere buoni due-tre milioni di palestinesi che altrimenti sarebbero ingovernabili. Ma i tempi cambiano. E le persone anche. Senza mettere sul tavolo della sicurezza di Israele tutto quello che sta succedendo intorno nel mondo arabo. Situazioni in grado di togliere sonno, appetito e serenità a qualsiasi stratega. Il clima è quello classico adatto a spingere verso “follie” politiche. L’Europa, sulla carta, potrebbe svolgere un ruolo determinante. Attualmente fa quello che può: in alcuni casi, sul terreno, è un game changer. Ma Angela Merkel e il popolo tedesco dovrebbero capire che tenere l’Unione ostaggio di un modello di politica estera prossimo allo zero assoluto, è una strategia suicida, per gli interessi stessi dell’Europa. Specie ora che il vento politico, ahimé, sta cambiando.

ramalla2Nel West Bank come a Gaza l’Ue, se riuscisse anche a ripulirsi di ogni incrostazione ideologica o postideologica, potrebbe fare la differenza.

Ora quei poveri, sventurati ragazzi della scuola yeshiva si trovano all’interno di un enorme risiko di interessi. Dobbiamo pregare per loro, per la loro salvezza. Affinché certe follie politiche non prendano piede, affinché il buonsenso prevalga. E tre giovani vite non vengano immolate sull’altare della pazzia umana. Il governo israeliano pensa che ci sia stata una svolta negativa per la pace nei Territori con l’accordo Ap e Hamas (Harakat al muqawama al islamyya). Che la Resistenza islamica abbia “infettato” il West Bank con le sue logiche terroristiche. Se possiamo parlare di logiche quando trattiamo di un organizzazione che ha avuto troppi sponsor: Damasco, Teheran, Il Cairo e di nuovo Teheran. Sarebbero stati sventati diversi tentativi di rapimento nelle ultime settimane. Un modo per avere merce di scambio. Non sappiamo se sia vero, ma sarebbe comunque una “stupidaggine” vista l’esperienza del 2006 nel Sud del Libano. Hezbollah ha semplicemente depennato la voce “rapimenti di israeliani” dalla propria agenda. Tante “ragioni” che fanno sospettare quanto la reazione dello Stato ebraico potrebbe essere violenta anche in questo caso. E sarebbe un disastro per il popolo palestinese, anche se loro pensano di non avere più nulla da perdere: non c’è mai limite al peggio. Sarebbe la fine di un lento, difficile a tratti poco fruttuoso processo di pace. Ma soprattutto sarebbe un ottima scusa per mettere una pietra tombale sullo Stato palestinese.

Le fotografie sono si Pierre Chiartano

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