Lidia Lombardi
Ieri a casa Bellonci la cinquina dello Strega

Prove di lifting

Nonostante i ritocchi al regolamento e i paletti introdotti per evitare la razzia delle schede da parte della Case editrici, sono ancora una volta i grandi gruppi editoriali ad affermarsi: Feltrinelli con Catozzella, Bompiani con Scurati, Einaudi con Piccolo, Ponte alle Grazie con Pecoraro e Mondadori con Cilento

Al Premio Strega l’operazione lifting è riuscita a metà. Meglio, il ringiovanimento – che coincide con lo smarcamento del più importante alloro letterario italiano dallo strapotere dei grandi gruppi editoriali – procede con una lentezza tale che quando l’effetto Shangri-la sarà attuato, la contesa inventata giusto settant’anni fa – 1944, nel salotto di intellettuali in casa Bellonci – avrà di nuovo le rughe. Il giudizio deriva dalla “esegesi” della cinquina appena uscita dall’attico di via Fratelli Ruspoli, ai Parioli, sede della Fondazione Bellonci presieduta da Tullio De Mauro. In finale sono entrati cinque colossi dell’editoria italiana: Feltrinelli con Non dirmi che hai paura di Giuseppe Catozzella (57 voti), Bompiani con Il padre infedele di Antonio Scurati (55); Einaudi con Il desiderio di essere come tutti di Francesco Piccolo (53); Ponte alle Grazie (gruppo editoriale Mauri Spagnol) con La vita in tempo di pace di Francesco Pecoraro (49); Mondadori con Lisario o il piacere infinito delle donne di Antonella Cilento (46). Fuori il fattore-novità della graphic novel, il romanzo-fumetto di Gipi Una storia edito da Coconino Press-Fandango (17). Fuori i più giovani concorrenti, Paolo Piccirillo, 27 anni, con La terra del sacerdote, edito da Neri Pozza (17) e Marco Magini, 29 anni, con Come fossi solo (Giunti, 22). Fuori il provocatore Giorgio Pressburger, che ha corso senza l’appoggio della propria casa editrice, la Bompiani di Scurati, con Storia umana e inumana e ha raggranellato 10 preferenze. E poi via Elisa Ruotolo (Ovunque proteggici, Nottetempo), Donatella Di Pietrantonio (Bella mia, Elliot), Giuseppe Munforte (Nella casa di vetro, Gaffi).

cinquina okL’elenco, apparentemente tedioso, è utile a esplicitare le dinamiche dello Strega, nonostante i ritocchi al regolamento e gli innesti nella giuria dei Quattrocento (tra le new entry il conduttore di Virus Nicola Porro). Alla finale del 3 luglio nel mondano Ninfeo di Villa Giulia non va nessun indipendente e addirittura il gruppo Mondadori, che dal 2007 si è portato a casa sei Premi, si schiera assieme alla consociata Einaudi con due titoli. Insomma, i giurati di lungo corso, che sono i più, restano fedeli agli editori di riferimento. Lo dimostra il fatto che molti di loro, interpellati mentre ieri cercavano di intercettare un refolo sulla infuocata terrazza di via Ruspoli, confessano senza problemi di non aver letto i 12 libri in corsa per la cinquina. Uno, al massimo due, privilegiando il nome amico. Un’omissione che dà ragione a Simonetta Bartolini, nel cda della Fondazione Bellonci: invoca da tempo che i giurati si spendano in una relazione su ciascuno dei 12 volumi in lizza. E brigò parecchio, qualche anno fa, per inserire la norma che al candidato facente parte dei 400 Amici della Domenica venisse revocato il diritto di voto, perché ci sono state vittorie appunto per un voto soltanto, come accadde a Scurati nel 2009, beffato sul filo di lana da Tiziano Scarpa.

E però si parlava in apertura di un’operazione lifting a metà. E dunque vanno segnalati anche i paletti che lo Strega sta introducendo per evitare la razzia delle schede da parte della Case editrici, che in tempi non tanto remoti se le facevano consegnare direttamente dai giurati per essere sicure che avessero votato rispettando l’ordine di scuderia. Quest’anno, per esempio, è cresciuto il voto on line, sicché sono raddoppiate, 320, le preferenze spedite in via telematica. Tutti gli altri, decisi a esprimersi con carta e penna, non si sono più visti recapitare la scheda a casa per poi eventualmente spedirla. Hanno invece dovuto ritirarla direttamente ieri, a casa Bellonci, e apporre all’istante la crocetta sul libro prediletto. Ai 400 si sono poi aggiunti 60 voti provenienti da lettori scelti ogni anno in librerie indipendenti e 15 preferenze collettive espresse da scuole, università, istituti di cultura all’estero. Ebbene, il più gettonato dai “corpi estranei” agli Amici della Domenica (tutti cooptati) è stato Catozzella. È piaciuto ai giovani di 40 scuole, ai Comitati della Dante Alighieri e ha ottenuto più consensi degli altri da parte degli Istituti Italiani di cultura all’estero. Del resto il suo libro, la storia di una ragazzina di Mogadiscio che fa dell’allenamento alla corsa il motivo per imporsi in una società, quella somala, che marginalizza le donne, aggancia un tema al quale la cronaca e la sensibilità diffusa ci abitua.

Meccanismi di difesa per rendersi il più possibile trasparente lo Strega sta perciò cercando di metterli in piedi. Alla cinquina è stato “benedetto” anche dal ministro della Cultura, Dario Franceschini, che proprio sulla terrazza Ruspoli ha annunciato un Premio del Libro da svolgersi nelle scuole. E però da oggi cominciano le grandi manovre per imporsi al Ninfeo. A chi andranno i voti l’altroieri destinati a chi è rimasto fuori dalla cinquina? Per esempio, non è affatto sicuro che le preferenze per Pressburger verranno dirottate su Scurati, autore Bompiani come appunto Pressburger, snobbato dall’editrice Rcs. Nonostante il terzo posto in cinquina, poi, il vincitore annunciato resta Francesco Piccolo, sceneggiatore di Nanni Moretti e di Virzì, presentato dal premio Oscar Paolo Sorrentino e da Domenico Starnone. Ha firmato un libro capace di agganciarsi furbescamente all’anniversario della morte di Berlinguer. Il suo è un romanzo della sinistra italiana e insieme di una formazione individuale e collettiva. Interno di famiglia controversa nell’opera del suo più diretto contendente, Antonio Scurati, che mette al centro uno chef in balia del crac della propria unione matrimoniale e degli insaziabili demoni del sesso. Anche Pecoraro indaga su un borghese italiano, un ingegnere, che fa i conti con la propria esistenza e la ripercorre dagli anni Sessanta al 2015. Mentre Antonella Cilento ci conduce nel Seicento con la difficile e favolistica scoperta del piacere da parte di una bella e muta addormentata.

Via alle strategie per il rush finale, in attesa che magari l’anno prossimo possa finalmente imporsi uno scrittore pubblicato da un’editrice indipendente.

 

 

Facebooktwitterlinkedin