Vincenzo Faccioli Pintozzi
Dopo la grandiosa cerimonia

Quattro santi uomini

Passato il clamore (anche spettacolare) della kermesse vaticana, resta il senso del rito e dell'esempio di quattro persone molto diverse tra loro eppure unite da una comune idea dell'uomo

Erano Santi? Erano affabulatori, annunciatori “a favore di telecamera”, imbonitori? Oppure semplicemente erano uomini, e in quanto tali soggetti all’umano errore? Se non si possiede il dono della fede, la risposta va cercata al proprio interno. Se ci si professa cattolici, la risposta giusta è solo una: Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII sono Santi, vivi testimoni della grandezza di Dio. Ma non è questo il punto, o almeno non è il punto in discussione qui e ora.

Ieri Roma ha testimoniato, magari suo malgrado, un evento storico. Un Papa regnante, un Papa emerito, 150 cardinali, più di mille vescovi, centinaia di sacerdoti e centinaia di migliaia di fedeli (forse un milione, forse più, forse meno). Tutti insieme per celebrare o assistere alla canonizzazione di due pontefici che, non è troppa retorica, si sono affermati come protagonisti della Storia. Tutti insieme al freddo, e faceva freddo, sotto una pioggerella penetrante e ghiacciata, e tutti in silenzio. Un silenzio pazzesco, interrotto soltanto da due grandi applausi: all’inizio, quando Francesco è sceso dall’altare per abbracciare Benedetto; e verso la fine dell’omelia, quando il pontefice ha definito Giovanni Paolo II «il Papa della famiglia».

papi santi2Che cosa ha rappresentato questa cerimonia? Andando oltre l’ovvia e attesa emotività dei pellegrini presenti nella capitale – i polacchi per “il loro Papa” hanno fatto la parte del leone, ma i bergamaschi si sono difesi con onore – si potrebbe partire dal dire che no, non c’erano quattro Papi ieri in piazza. Il Papa era uno, Francesco; seduto a poche decine di passi da lui c’era il suo predecessore, evento insolito e rarissimo ma comunque contemplato; sugli altari dietro di lui c’erano due Santi. Il rispetto e il “basso profilo” con cui il pontefice argentino ha pronunciato la sua omelia lo dimostra: mettendo da parte per un attimo il suo animus pastorale, che lo porta spesso e volentieri a improvvisare per la gioia dei presenti e la dannazione dei giornalisti che lo seguono, il Papa ha voluto lasciare la scena ai veri protagonisti della giornata. Wojtyla e Roncalli, appunto. (A proposito dell’omelia, una curiosità. Si mormora, ma le chiacchiere sono il sale avvelenato del mestiere di vaticanista, che il testo sia stato preparato da Benedetto XVI su richiesta di Francesco).

Si potrebbe poi aggiungere che anche la piazza ha fatto la propria parte. Sono mancate le urla abituali, di quelli che inneggiano lunga vita per il Papa, e sono mancati balli e canti incessanti che invece di solito accompagnano Angelus o Udienze generali. Era un’assemblea di fedeli in pellegrinaggio, con lo stesso silenzio rispettoso che accompagna le visite ai santuari e che colpisce l’osservatore: migliaia, decine, centinaia di migliaia di persone in silenzio. C’era invece una grande consapevolezza, quella di assistere a un momento particolare e importante, bello e coinvolgente per la storia della Chiesa e del cristianesimo.

papa francesco papa benedettoSi potrebbe concludere con un’ovvietà, ovvero che la grande e solenne cerimonia di ieri ha mostrato al mondo che la Chiesa si rinnova sempre. A partire dalla sua guida, il Papa, che di volta in volta è un simpatico curato bergamasco; un teologo dritto come un fuso; un uomo buono, vissuto troppo poco; un giovane e sconosciuto vescovo della giovane e sconosciuta Polonia occupata; un intellettuale innamorato di Cristo; un pastore con l’odore delle pecore addosso. Che siano Santi o meno lo decide chi ha la facoltà per farlo. Che abbiano diritto a essere ricordati lo dimostra l’amore e l’attenzione che continuano a suscitare anni dopo la loro scomparsa. Ma che abbiano commesso errori, forse anche gravi, è per chi scrive più che un cruccio, una consolazione. Dimostra che la strada verso una vita di santità, o almeno verso una vita buona, non si interrompe a causa degli errori o degli ostacoli che si incontrano. Dimostra che aspirare all’equilibrio, alla compassione e alla fede non è mai sbagliato (e non è mai troppo tardi per iniziare). Dimostra che anche i Santi sono uomini.

Facebooktwitterlinkedin