Angela Di Maso
Torna a Napoli uno spettacolo-evento

Nostro Brecht visionario

Nuova tournée italiana, dopo i successi internazionali, per "La Madre" di Brecht diretto da Cerciello con Imma Villa. Un esempio luminoso di come si può aggiornare un classico senza tradirlo

Premio Museo Cervi Teatro per la Memoria 2013; Premio Associazione Nazionale Critici di Teatro 2013; Premio Antonio Landieri 2013, La Madre di Bertolt Brecht diretta da Carlo Cerciello, con protagonista una superba Imma Villa, insieme ad un gruppo di promettenti attori, Antonio Agerola, Cinzia Cordella, Roberta Di Palma, Marco Di Prima, Annalisa Direttore, Valeria Frallicciardi, Michele Iazzetta, Cecilia Lupoli, Aniello Mallardo, Giulia Musciacco e Antonio Piccolo, ha conquistato anche la Germania al Brecht Festival di Augsburg. Dopo quasi un anno dal suo debutto partenopeo, il fortunato allestimento è tornato alla Sala Assoli di Napoli, chiudendo in bellezza la stagione e trionfando nuovamente nonostante ‘attentati’ vari, (al Ghirelli di Salerno a pochissimi giorni dalla prima, ignoti hanno fatto irruzione nell’ex mulino, ora adibito a teatro e rubato strumentazioni e computer).

La Madre, rappresentata per la prima volta il 14 gennaio 1932 – anniversario dell’assassinio di Rosa Luxemburg – al berlinese «Theater am Schiffbauerdamm», è una rielaborazione dell’omonimo romanzo di Maksim Gor’kij. Sostenitore delle tesi marxiste, Brecht affermava che ribellarsi significava compiere una rivoluzione politica e sociale. E la battaglia comincia proprio dal teatro che ha – dovrebbe – il dovere di scuotere gli animi ed educare alla lotta. Ecco allora che Pelagia Vlassova, madre dell’operaio Pavel, giovane rivoluzionario nella Russia del 1905, ne diviene emblema, esempio di recupero alla coscienza della sua classe: l’imperativo categorico è quello di non rassegnarsi alla mediocrità ma di pretendere, con diritto, uguaglianza. Nel bene e nel male; poiché è la dis-equità sociale che genera malcontento.

LA MADRE DI BRECHTNei geometrismi della scenografia, una ferrosa impalcatura (scene di Roberto Crea), la regia del direttore del teatro Elicantropo, Carlo Cerciello, compone uno spettacolo di rara intensità narrativa, grazie anche alle musiche originali di Hanns Eisler riscritte da Paolo Coletta che, come nella migliore tradizione tedesca dello singspiel – canto alternato alla recitazione – presentano gli “uno, nessuno e centomila” protagonisti, simbolo di una classe socialmente esistente ma eticamente estinta dallo sfruttamento; e all’intero cast attoriale.

Imma Villa è una Mater dolorosa, valorosa nel confrontarsi con un tempo dimenticato. L’incarnazione di disarmante e disarmata umanità, segnata dalla sventura più grande, come può esserlo la perdita di un figlio, ma instancabile messaggera dell’immateriale eredità dei sogni infranti del giovane e cioè quelli di libertà. Una donna che piange, ride, si dispera, ma continua a crederci, a vivere resistendo cocciutamente controvento. Avverte il risentimento e la sofferenza ma riesce ad impedire loro di incancrenirsi e di trasformarsi in rancore e odio. Uomini e donne che vogliono solo vivere senza condanne. Ottimo l’ensemble: Antonio Agerola, Cinzia Cordella, Roberta Di Palma, Marco Di Prima, Annalisa Direttore, Valeria Frallicciardi, Michele Iazzetta, Cecilia Lupoli, Aniello Mallardo, Giulia Musciacco e Antonio Piccolo: ogni personaggio ha la sua fetta di sfascio e fallimenti, ma anche il suo momento di splendida re-esistenza.

La cura dei personaggi, il minuzioso lavoro con gli attori, i gesti mai scontati ma sempre ricercati e vettori dell’interiorità, il senso di visionarietà onirica alla base dell’intera costruzione, il mostrare ogni essere come se fosse in bilico, alla ricerca di quel che mai, ahinoi, sembra potrà davvero ottenere (di richiamo cechoviano), il regista intreccia con mano gentile le trame di seta grezza che Brecht impone all’attenzione dello spettatore.

C’è soffio vitale nel dramma diretto da Carlo Cerciello. Un soffio nutrito di pathos, che s’impone come Teatro di copresenza, corporeità e passione, teso a sottolineare e valorizzare le paure dell’essere umano, offrendo una concreta visione della realtà contemporanea.

​​Gli applausi scroscianti e le uscite numerose hanno sancito il consenso assoluto e la commossa partecipazione per uno spettacolo che offre molte riflessioni intorno al teatro, al tema dell’autenticità, ai tanti modi di lottare.

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