Alessandro Boschi
Visioni contromano

L’ultimo Caronte

Arriva “Still life”, film misurato ed elegante di Uberto Pasolini con Eddie Marsan: la storia di un travet delle salme non reclamate

Domandandoci ancora perché non sia stato inserito in concorso all’ultima edizione della Mostra di Venezia dove ha trionfato “solo” nella comunque prestigiosa sezione “Orizzonti”, torniamo a parlarvi di un film, Still life, al quale auguriamo tutte le fortune. Diretto da Uberto Pasolini, regista e produttore acuto ed elegante, Still life racconta la giornata di un travet delle salme non reclamate, vale a dire le salme delle persone che vivono in solitudine e in solitudine se ne vanno.

John May, interpretato da un formidabile Eddie Marsan, è il caritatevole Caronte che senza chiedere alcun obolo governa la sua barca cercando di infondere un po’ di umanità all’ultimo atto terreno dei suoi simili. Simili a tal punto che resta difficile distinguere tra l’esangue esistenza del protagonista e la non più esistenza dei suoi assistiti. John May è nato per fare quello che fa, tutto nella sua vita è ridotto al minimo, e quando il caso sembra offrirgli un afflato di energia vitale sarà la vita stessa a ricordargli che la vita non è cosa per lui.

Still life è un interessante esercizio di misura. Tutto sembra essere dosato in maniera impeccabile. A partire dalla interpretazione di Eddie Marsan, già notato in film come Sherlock Holmes di Guy Ritchie (ispettore Lestrade) e La felicità porta fortunaHappy-go-Lucky di Mike Leight. E in attesa, soprattutto, di ammirarlo in Filth, diretto da Jon S. Baird e tratto dal disturbante romanzo di Irvine Welsh. La sua è una faccia che nell’apparente immutabilità contiene tutte le espressioni dell’arcobaleno. In questo è molto simile proprio al film che interpreta. Still life è una pellicola ricca del cinema che amiamo, perché ricca di umanità. Che a prima vista non percepisci, distratto come sei nella ricerca di un’emozione che, alla fine del film, comprendi averti pervaso sin dalla prima inquadratura.

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