Anna Camaiti Hostert
Cartolina dagli usa

Tre sindaci in uno

Padre vittima del maccartismo; madre italiana, moglie nera: Bill de Blasio, il nuovo sindaco di New York, è il simbolo perfetto della Grande Mela

Per Bill de Blasio, appena eletto primo cittadino della “grande mela”, il leggendario sindaco di New York Fiorello la Guardia e il presidente Franklin Delano Roosevelt, sono i modelli di riferimento. Due icone della storia americana. A dispetto delle comuni radici italiane e di un fervente desiderio riformatore, dal primo lo separa la statura (piccolissimo La Guardia, altissimo de Blasio) e l’appartenenza politica (repubblicano il primo, democratico il secondo). Con l’ex presidente che guidò l’America in anni difficilissimi condivide invece, oltreché una visione libertaria e progressista, anche una politica di uguaglianza sociale e quasi due metri di altezza. Questi due modelli di leader politici, attivi tra gli Anni Trenta e Quaranta e famosi per la loro integrità e per le riforme epocali che portarono avanti, rimandano ad un’immagine della politica che Bill de Blasio vuole riportare in auge.

Dopo avere sconfitto pesantemente il suo avversario repubblicano Joe Lhota, il democratico e progressista nuovo sindaco della “grande mela” ha affermato infatti che «la strada che abbiamo di fronte sarà lunga e difficile, ma ce la faremo. I cambiamenti progressisti non accadono mai da un momento all’altro, ma accadono. Ci saranno molti ostacoli da superare, ma insieme li supereremo». Dato al quarto posto fino a giugno scorso, il nuovo sindaco, che si autodefinisce con orgoglio “progressista”, è il primo democratico a guidare la grande metropoli dopo più di venti anni: dopo i due mandati di Rudolph Giuliani e i tre di Michael Bloomberg (due da repubblicano e uno da indipendente), New York torna ai democratici. Che avrebbe vinto si è saputo molto prima dello spoglio finale delle schede, quando cioè il 63% dei seggi elettorali scrutinati lo davano vincente al 73% contro il 24% di Lhota. Il suo avversario, alla notizia di questi dati ha gettato la spugna prima della notizia ufficiale affermando che «i newyorkesi si sono espressi e lo hanno fatto molto chiaramente. Questa campagna elettorale è stata lunga, difficile e il successo di de Blasio parla da solo».

Ma chi è Bill de Blasio? Il nuovo sindaco, il cui cognome sarebbe Warren Wilhelm Jr., ha adottato successivamente il cognome della madre e il nomignolo di Bill con cui fin da piccolo la famiglia l’aveva chiamato. La sua infanzia e la sua adolescenza sono state particolarmente difficili e dolorose: a cominciare dal fatto che i genitori divorziarono quando era ancora alle elementari. Il padre che era stato economista /consulente finanziario e giornalista aveva studiato prima a Yale e poi ad Harvard. Incontrò la madre nel 1939 nella redazione di Time Magazine dove scriveva come giornalista economico e dove la donna, figlia di immigrati italiani provenienti dalla Campania, lavorava come ricercatrice. Dopo avere combattuto nella seconda guerra mondiale ed avere perso una gamba nella battaglia di Okinawa, sposò Maria Angela de Blasio nel 1945. Dei tre figli della coppia, Bill è l’ultimo e per questo ha conosciuto poco o niente suo padre. Le vicende degli anni successivi avrebbero marcato indelebilmente la vita di tutta la famiglia e particolarmente la sua. Ricevuta nel 1950 una lettera di convocazione dall’FBI negli anni più feroci del maccartismo, i coniugi Wilhelm furono sospettati di essere comunisti. Il governo, preoccupato dalla presenza di possibili spie dell’Unione Sovietica, aveva creato nel 1947 un programma di controllo degli impiegati del governo. Il sospetto sui coniugi Wilhelm avevano diversi motivi: l’uomo aveva studiato l’economia dell’Unione Sovietica ad Harvard, la moglie era un attivista sindacale, in più sia lui sia la moglie, notoriamente, erano di impostazione molto liberal. E non ne facevano mistero. Gli anni che seguirono furono inoltre devastati dall’alcolismo del padre che divenne sempre più distante dalla famiglia fino al momento del divorzio. La vita dell’uomo, che dovette difendere con i denti la propria reputazione dopo essere stato decorato per il coraggio e la fedeltà dimostrati nella seconda guerra mondiale, ebbe un picco discendente che culminò con il suicidio quando Bill aveva 18 anni.

La sua vicinanza alla famiglia della madre, che lo ha sempre seguito fin da piccolo, e le amatissime radici italiane a cui è molto legato sono punti fermi nella vita del nuovo sindaco di New York. Cresciuto a Cambridge in Massachusetts e grande tifoso dei Red Sox, de Blasio si trasferì New York dove ha studiato alla New York University e alla Columbia. Liberal fin da sempre, è stato un attivista sindacale e un sostenitore della rivoluzione sandinista in Nicaragua. In più, ha trascorso la sua luna di miele a Cuba, cosa che ancora oggi lo rende sospetto e inviso alla parte più conservatrice e retriva della città. In passato ha lavorato sotto l’amministrazione Clinton e con l’attuale governatore  Andrew Cuomo come direttore dell’edilizia popolare per il  New Jersey ed è stato manager della campagna elettorale di Hillary Clinton quando è stata eletta senatrice nello stato di New York nel 2000. Ma è proprio la sua famiglia attuale che, a sua dire, gli dà la forza di fare politica e di farla come vuole lui. «La sua famiglia proprio per la connotazione bi-razziale rappresenta una grande e crescente porzione della composizione della città e parla alle sue diversificate anime e sensibilità. La famiglia è essenziale per Bill… Dal di fuori questo nucleo rappresenta una parte della città che non è rappresentata nel suo governo», ha spiegato Harold Ickes veterano attivista del partito Democratico.

Sposato dal 1994 con Chirlaine McCray, attivista politica di colore incontrata durante la campagna elettorale di David Dinkins, primo e unico sindaco nero della città di New York, de Blasio ha avuto per lei parole di grande affetto nel suo primo discorso post-elettorale, quando, circondato dalla sua famiglia, l’ha presentata come «la mia partner, la mia migliore amica al mondo: geniale e tanto appassionata quanto tosta, ecco l’amore della mia vita». De Blasio ha inoltre due figli dai nomi italianissimi Dante (i cui capelli stile afroamericano hanno fatto notizia ed anche stimolato il commento del presidente Obama) e Chiara che durante la sua campagna elettorale hanno lavorato al suo fianco. «Le persone a cui sono più grato e di cui sono più fiero sono qui accanto a me. Tra tutte le cose che ho avuto dalla vita sono stato fortunato soprattutto di essere il padre di questi due meravigliosi ragazzi: Chiara e Dante. Mi rendono fiero ogni giorno della mia vita. E poi, miei cari amici newyorkesi, come potete vedere, sono anche molto alla moda» ha concluso scherzando il sindaco.

La piattaforma della campagna elettorale che ha assicurato al nuovo sindaco la vittoria è stata basata sull’ingiustizia di una ineguaglianza sociale che in questi anni si è esasperata sotto il governo Bloomberg. Non a caso de Blasio si è definito «un’alternativa progressista» all’era Bloomberg e ha parlato in termini dickensiani di “tale of two cities”, cioè di una sorta di narrativa di due diverse città: quella dei ricchi e quella dei poveri. Quello che ha enfatizzato sono state infatti soprattutto le diseguaglianze di classe troppo  marcate che hanno colpito soprattutto le minoranze etniche e che gli hanno consentito sul piano elettorale quel vantaggio che lo ha fatto prevalere sul suo avversario repubblicano. Perché se è vero che sotto Giuliani e Bloomberg la criminalità si è ridotta, il gap tra ricchi e poveri si è invece allargato di molto. Nel 2012 l’1% dei ricchi a New York ha portato a casa quasi il 40% del reddito della città. I neri, gli ispanici e gli asiatici che hanno superato la minoranza bianca già dagli anni’80 sono quelli che hanno incontrato più difficoltà. E tanti sono i campi in cui questa disparità si manifesta: dalla scuola, ai minimi salariali, all’aiuto ai piccoli e medi imprenditori.

Una delle proposte di de Blasio è infatti quella di aumentare le tasse a chi ha un reddito superiore ai 500.000 mila dollari l’anno per pagare le scuole materne per i più piccoli e i doposcuola per i teenagers di famiglie bisognose. Gli  avversari lo hanno accusato di esasperare le divisioni di classe, ma de Blasio va dritto perla sua strada. Le sue più importanti priorità appena eletto – ha dichiarato – saranno tre: premere su Albany , dove risiede il governo dello stato di New York, per far approvare il suo piano di aumento delle tasse ai più abbienti, approvare una legge che assicuri la cassa malattia e nominare un nuovo capo della polizia che implementi riforme e nuove politiche che diano indicazioni su come affrontare quella pratica odiosa di “stop and frisk” che è soprattutto  diretta verso un racial profiling e che, come vien praticata adesso, non garantisce i diritti delle minoranze. Grande è il lavoro che de Blasio ha davanti a sé, ma il nuovo sindaco, che entrerà in carica il primo gennaio 2014, sembra intenzionato fermamente a cambiare il volto della “grande mela”.

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