Marco Fiorletta
Riletture interessate

Il futuro banale

"La seconda mezzanotte" di Antonio Scurati è un libro sospeso tra fantascienza e fantapolitica: troppo semplice perché sia una premonizione e troppo serio perché sia una divagazione

Leggendo “La seconda mezzanotte” di Antonio Scurati, Bompiani 2011 diverse edizioni e prezzi, si ha chiara e netta l’impressione di rileggere un libro, un fumetto o la sceneggiatura di un film già visto. D’altronde lo ammette lo stesso autore che la sua opera è piena di citazioni e di rimandi. E’ un gioco già fatto anche con “Una storia romantica” e gli riesce bene.

Nel 2092 non esisterà più la Venezia che conosciamo, quella dei canali, dei campielli, dei turisti colti e ignoranti che la calpestano e l’offendono,  ma ci sarà una Nova Venezia in mano ad una multinazionale cinese. Rimarranno però i turisti, di un genere nuovo ma non dissimile, in questo luogo che della città lagunare conserverà solo il nome e la struttura di una piccola parte di ciò che fu la Serenissima. Una Venezia luogo di perdizione e di già perduto smarrita in una landa acquitrinosa puzzolente. Una “città” chiusa votata al degrado, se sia possibile andare oltre la degradazione che Scurati ci propone fin dall’inizio. Una Venezia e una situazione mondiale che stranamente hanno molti, troppi, punti di contatto con la realtà dei nostri giorni.

Un mondo ancor più diviso, perverso, frantumato nella natura e dalla natura, dove non c’è ombra di riscatto e di futuro, specialmente tra i nativi a cui viene impedita la procreazione. Solo due persone e un oggetto rappresentano il miraggio, l’utopia, due gladiatori, il Maestro, Spartaco e una spada, ecco il visto e rivisto principale, che ancora sperano. Un libro non consolatorio, senza speranza (o forse sì?) e che, per chi vuole e ancora sa, ci fa guardare dentro. Certe scene, e parliamo di razzismo, donne, violenza, sesso, avidità, non sono altro che la riproposizione di una idea della vita che si perpetua nel corso dei secoli e che nessun buon senso sembra capace di curare. La battaglia campale, in un nuovo carnevale veneziano nell’arena di Piazza San Marco, ne è un esempio lampante.

L’autore ci accompagna nella Nova Venezia seguendo passo dopo passo il Maestro, il veterano che guida i gladiatori, e con lui ci fa toccare con mano la disperazione, la cattiveria e la mancanza di futuro. Buona l’idea di pubblicare la piantina della Nova Venezia che aiuta il lettore nel seguire gli spostamenti e lo svolgersi della storia.

Un libro impegnativo se lo si affronta pensando al futuro dell’uomo e della Terra e delle colpe che ci portiamo dentro e dietro in questa corsa verso l’autodistruzione, un buon libro d’evasione secondo una chiave di lettura diversa e se non ci si fa invischiare nella ricerca dei rimandi e delle citazioni.

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