Alessandro Boschi
Visioni contromano

Lui e lui, cattivissimi

Il sequel del celebre cartone animato è molto divertente. Ma perché, per mandare avanti la storia, gli sceneggiatori hanno voluto una lei accanto al protagonista? L'omofobia funziona di più al botteghino?

Cattivissimo me 2 è un film divertentissimo, intelligente, per grandi e piccini. Da vedere a tutti i costi, come peraltro sta già accadendo in ogni parte del mondo, Italia compresa. Detto questo ci sovviene un pensiero bislacco ma, confidiamo, legittimo. Soprattutto considerando i nostri standard. Accade spesso che nel seguito, nei seguiti, di film di successo, agli sceneggiatori venga in mente di aggiungere dei personaggi e il primo ad essere aggiunto, di solito, è una compagna/compagno per il/la protagonista. L’eroe viene così chiamato alla prova più ardua, vale a dire a testare il proprio coraggio e la propria temerarietà. La propria pazienza, in particolare.

Chiediamo scusa a Christopher Vogler se ci prendiamo questa libertà, ma ci serve per una buona causa, va a dire la nostra. E cioè dimostrare che spesso, molto spesso, è il contesto che determina le reazioni e i principi che le governano. In questo caso il pensiero bislacco di cui sopra consiste nell’osservare che nei cartoni animati, per lo meno in quelli più noti, le famiglie, di fatto o come meglio vogliamo descriverle e considerarle, sono sempre modello Barilla. Che come sapete, a causa della sua a dir poco infelice e di fatto controproducente uscita sugli omosessuali si è attirato le ire, legittime, di tutte le associazioni, o come meglio vogliamo descriverle e considerarle, omofile. Ora io dico: perché (almeno per quanto ne sappiamo noi) a nessuno è venuto in mente di criticare la scelta di affiancare a Gru, il protagonista di Cattivissimo me 1 e 2 un lui e non una lei, peraltro figa come Lucy Wilde? Perché i registi, gli sceneggiatori, i produttori, non si sono elevati al di sopra delle convenzioni, perdonateci il termine, barilliane e non hanno sfornato un decisivo attacco contro l’omofobia affiancando al corpulento personaggio un tipo, che so, alla Ralph Spaccatutto? Che dite, paura di incassare meno come una qualsiasi (modesta) marca di pasta?

Eppure bambini con due babbi, o due mamme, ce ne sono. E magari in virtù di scelte come queste da noi ventilate sempre più potrebbero essercene. Sarebbe una bella evoluzione culturale. È davvero curioso che con tutti i moralizzatori che ci sono, nel senso di portatori sani di morale, nessuno abbia sollevato il problema. Almeno, ripetiamo, a quanto ci risulta. Allora delle due l’una: o non si ha la capacità di vedere la resistenza a questa emancipazione in tutte le sue declinazioni, cartoni animati compresi, e quindi è una morale contestuale, una non morale. Oppure è una questione di immaginazione. Quella che, come diceva Wenders, gli americani ci hanno colonizzato. Lì, è ancora tutto fermo. Ed il problema è proprio questo, perché è proprio da lì, che tutto parte. L’immaginazione ha una immediatezza elaborativa che i principi e la morale non hanno. L’immaginazione. È lì che bisogna lavorare. Non so se partendo dai cartoni animati, ma di certo non partendo dalla pasta.

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