Enrica Rosso
Continua il Festival di Napoli

Bisbetica esagerata

Il cineasta russo Andrej Konchalovskij ha messo in scena il capolavoro di Shakespeare forzando i toni e chiamando in causa anche l'iconografia femminile di Fellini. Per la protagonista, Mascia Musy, una grande prova e una gran fatica...

Un altro fiore all’occhiello del Napoli Teatro Festival Italia  attualmente in corso e diretto per il secondo anno consecutivo dal regista Luca De Fusco (che proprio in questi giorni ha presentato  al Teatro Mercadante la sua versione di Antonio e Cleopatra) è la prima mondiale de   La bisbetica domata secondo Andrej Konchalovskij andato in scena al Teatro San Ferdinando.

Il cineasta russo, qui alla sua prima regia italiana, si fa carico dell’adattamento tradotto dal grande Masolino D’Amico, dell’allestimento e delle scene. Su tutto impone una rottura spaziale spinta da un ritmo incalzante. Da subito innesca un’iperattività nutrita da un grande andirivieni  tra i vari interpreti, back stage  con camerini a vista, cambi scena che si arricchiscono e sviluppano grazie alle proiezioni di finti fondali  ripresi in maniera cinematografica  insomma si respira l’aria di un grande set in cui tutti vanno di corsa… Avete presente Effetto notte o La città delle donne? Tuttavia tutta questa frenesia  sulla distanza (due ore e trenta con intervallo) viene metabolizzata e perde smalto.

Mascia Musy, che ci aveva abituati a ben altre figure femminili, qua si scatena nella sulfurea Caterina. Torva quanto basta: spernacchia, mostra l’indice, sibila vaffanculi sgranando una voce da indemoniata ed esibendo una camminata da stella del cinema muto. Insomma, notevole. Il di lei padre-padrone Battista Minola alias Vittorio Ciorcalo la svende con sollievo a Federico Vanni, l’infaticabile Petruccio che la strapazza e tiene a bada,mentre la sorellina Bianca, al secolo Selene Gandini si trastulla gaia con il solare Lucenzio di Flavio Furno ben servito dal fedele Traino di Adriano Braidotti. Il tutto con la benedizione di Roberto Alinghieri padre di Lucenzio. Oltre ai già citati una compagnia giovane, ma già affiatata – abbiamo assistito alla seconda replica ufficiale – formatasi per l’occasione in seguito ad una selezione svoltasi tra Napoli e Genova e che vale la pena nominare integralmente per la generosità e devozione al progetto dimostrata sul campo: Antonio Gargiulo, una forza della natura,Carlo Di Maio, Peppe Bisogno, Giuseppe Rispoli,Cecilia Vecchio ,Francesco Migliaccio, (tutti impegnati  in un doppio ruolo). Sempre belli i costumi anni 20 di Zaira de Vincentiis, funzionali i movimenti coreografati da Ramune Chodorkaite, adeguate le luci di Sandro Sussi, divertenti le videoproiezioni di Mariano Soria. Un imponente schieramento di maestranze con nomi di prestigio per le forniture (Tirelli i costumi, Pompei le calzature, Audello le parrucche, Rancati l’attrezzeria…).

Il pubblico sta al gioco e ben sopporta le forzature, a momenti non crede alle proprie orecchie… personalmente  troviamo che la comicità di questo testo sia già talmente scritta in partenza – e con quale stile! – che non sempre sia donante la spavalda scelta registica che chiama in causa il Maestro Fellini, ma non ne onora lo spirito leggiadramente naif prediligendo una  lettura di un italianità stereotipata e di superficie più ispirata ai luoghi comuni moderni che alla commedia dell’arte

Come di consueto la tournée nostrana partirà in autunno con soste importanti nelle maggiori città italiane  (l’appuntamento con la capitale è fissato al Teatro Argentina dall’11 febbraio al 2 marzo). Siamo certi che il pubblico che a teatro ama divertirsi apprezzerà e pazienza se poi Shakespeare è un’altra cosa.

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